lunedì 15 maggio 2017

La Maria Teresa di Paolo Mieli, a 300 anni dalla nascita


Lo scorso sabato si è svolta la conferenza “Ritratto di Maria Teresa d'Austria”, una veloce lectio del professore Paolo Mieli presso la Stazione Marittima. Quest'anno infatti ricorre il 300' dalla nascita dell'Imperatrice, un'occasione concorde con lo speciale legame degli Asburgo con Trieste

Dopo aver constatato con soddisfazione che io e miei colleghi della sezione giovani di Italia Nostra avevamo drasticamente abbassato l'età media in sala, saldamente sui settanta/ottant'anni, la conferenza è partita senza tanti preamboli, anche se la “puntualità austroungarica” rimarcata dall'introduzione era in flagrante contraddizione con il quarto d'ora di effettivo ritardo. Oh, well...

La conferenza, della durata di circa un'ora, un'ora e mezza se consideriamo il tempo di due domande spunte, è risultata piuttosto altalenante


Senza dubbio Mieli ha esplicitato con chiarezza la distinzione tra “impero”, “stato-nazione” e “imperialismo”, sottolineando correttamente la superiorità ormai manifesta del primo sul secondo, sia in termini di tolleranza, che di civiltà, eguaglianza, progresso, cultura. La conferenza risultava continuamente in bilico tra la necessità di un resoconto serio e articolato  e al contrario il “voler andare incontro” a una platea di non-specialisti. Vi sono pertanto stati accenni, riferimenti, mai però una completa dissertazione: per forza di cose permaneva una sensazione d'incompletezza
Ne è trapelato comunque un'immagine di un impero austriaco tollerante e avanzato proprio perchè impero: era la superiorità di una casa regnante su territori per forza di cose estremamente diversi a permettere quella coesistenza che è poi andata tragicamente a mancare dalla prima guerra mondiale in poi, portando sventure alle minoranze nazionali troppo piccole per darsi una struttura di stato-nazione e in seguito alle comunità religiose, ebrei su tutti. 
E' piuttosto ironico, a questo proposito, come i nostalgici triestini dell'Austria ripropongano uno stato “omogeneo” dove la nazionalità triestina è ricalcata sulla nazionalità italiana, ignorando come nella Trieste asburgica i maledetti “stranieri” fossero molto più presenti che oggigiorno, dato inevitabile in una città di mare fiorente e attiva. 
Ha dunque prevalso con forza l'elementoimperiale”, anche se con eccessiva enfasi “tedesca”, trascurando come l'Austria-Ungheria dagli anni '70 in poi fosse ormai uno stato a forte presenza slava, opposta all'Impero prussiano di Bismark. Non a caso, gli unici che davvero desiderassero la dissoluzione dell'impero asburgico erano i sozzi pangermanisti antisemiti di Georg von Schonerer
Ad ogni modo, la spiegazione sull'Impero era davvero ben resa. 


Relativamente alla sovrana che dava titolo e cuore alla conferenza, è stato detto sorprendentemente poco: è certo emersa un'immagine di Maria Teresa, ma convenzionale, mediata dalle biografie disponibili sul mercato. 
A marzo, nell'ambito di un lavoro con le scuole, avevo svolto per delle classi di terza e quarta superiore del liceo Dante una conferenza su Maria Teresa, in due parti di due ore ciascuna, incentrata (come tante altre) sul legame tra Teresa e Trieste. Avevo raccolto un po' di bibliografia, nulla di eccezionale, qualche decina di volumi. Mi aveva sorpreso quanto di manieristico e legnoso vi fosse in tutti i testi, senza eccezione: uno strato di polvere letteraria raro a trovarsi. Probabilmente il periodo, la prima metà del settecento, risulta tra i meno battuti dagli storici e lo stesso Mieli non è uno settecentista o uno storico dell'età moderna, almeno che io sappia. 
Speravo ad ogni modo di colmare alcune lacune al mio lavoro di ricerca, ma ho dolorosamente dovuto accertare alcune sviste irritanti. 

Carlo VI, padre di Maria Teresa, uomo nervoso e melanconico, tutt'altro che “forte”, viene definito uomo “potentissimo e fortissimo”, cosa che non potrebbe essere più lontana dal vero: era un Asburgo tendente a facili entusiasmi (tra le quali la Compagnia di Ostenda) così come a facili abbattimenti. Quando morì per una “mangiata di funghi”, era in realtà malato e abbattuto per le sconfitte militari da un pezzo, un uomo ridotto a un triste lumicino. Siamo lontanissimi dall'immagine eroica che forse scherzosamente proponeva Mieli. La data di morte dell'Imperatore per altro è stata retrocessa al 1640 (rispetto al 1740). Sviste storiche ammissibili per un periodo storico poco battuto. 

Sempre su questo tenore, il marito di Maria Teresa, Francesco Stefano, non era affatto remissivo e pronto a lasciare spazio alla moglie: fin dai primi anni di regno volle sempre battersi come generale, perdendo letteralmente ogni battaglia combattuta. Fu solo dopo questi fallimenti, dopo quest'imbarazzanti disastri, che si rassegnò frustrato a lasciare mano libera a Maria Teresa, già saldamente in sella (come bene evidenzia l'atto di fedeltà a Budapest dell'Ungheria, snodo fondamentale della guerra di successione austriaca). Nell'occasione il marito venne ignorato dai notabili magiari, completamente focalizzati sulla Regina, che nell'occasione esibì il figlio neonato per commuovere i barbuti aristocratici: 

“Sono in gioco il regno d'Ungheria, la nostra persona, i nostri figli, la corona. Abbandonata da tutti, cerchiamo il nostro unico e solo rifugio nella fedeltà degli ungheresi e nel coraggio di antica reputazione. Nell'estremo pericolo in cui si trovano la nostra persona, i nostri figli, la corona e l'Impero, scongiuriamo di portarci un aiuto efficace e senza il minimo ritardo. Per noi, la nostra missione consiste nel riportare l'Ungheria e il suo popolo alla loro antica prosperità e alla gloria del loro nome. I fedeli ceti d'Ungheria proveranno in ogni circostanza i frutti del nostro benevolo affetto.”

Sempre a proposito dei primi anni di Maria Teresa, la “Prammatica Sanzione” che garantì all'Imperatrice di regnare legalmente come Imperatrice, non fu affatto escogitata per l'unica figlia: al contrario era un dispositivo per legare e tenere assieme il collage di nazioni e città-stato degli Asburgo e assicurarsi che l'eredità si mantenesse all'interno della casata austriaca, senza derive parentali. Fino all'ultimo, Carlo VI sperò di non addossare a Maria Teresa la responsabilità di regnare e la prova maggiore che la Prammatica fosse “slegata” da Teresa rimane la data di siglatura: 1713, quattro anni prima che Maria Teresa nascesse! (1717)
La formulazione stessa è lontana da velleità emancipatrici, con tutto il bene che si può volere per lo sfortunato Carlo VI: 

“Dopo la morte di Sua Maestà Imperiale senza erede maschio, i suoi stati erano stati devoluti tutti assieme al fratello e restavano indivisibilmente in possesso dell'attuale imperatore per passare alla sua discendenza maschile e in mancanza di questa, che Dio voglia evitarlo, alle sue figlie nate da legittime nozze, secondo l'ordine e il diritto di progenitura. Nel caso di estinzione della discendenza maschile e femminile di Sua Maestà Imperiale, tutti gli stati e paesi ereditari passeranno alle signore figlie lasciate dall'imperatore Giuseppe I, di felice memoria, con tutti i privilegi e le preminenze; infine, in caso di estinzione della linea carolina (quella di Carlo VI) e della linea giuseppina, alle sorelle di Sua Maestà l'imperatore e a tutti gli altri rami dell'arcicasa.”

Il titolo dell'evento, “Una Donna è Trieste”, esemplifica uno dei fili rossi della commemorazione, un accento sul fatto che Maria Teresa fosse una (rara) donna imperatore: una caratteristiche che Mieli giustamente segnala pervasiva dell'ancient regime, tra la zarina Caterina di Russia e la Madame Pompadour in Francia. A questo proposito la vecchia battuta, che contrappone tre donne – Maria Teresa, Madame Pompadour e Caterina, all'unico regnante maschio Federico II di Prussia, dalle tendenze misogine e militaresche. 

La conferenza ha però trascurato un'importantissima distinzione di Maria Teresa rispetto alle altre regnanti, ovvero un pacifismo tanto più notevole considerato il luogo e il tempo. Le guerre di successione, così come la guerra dei sette anni furono sempre guerre compiute in difesa dell'Austria, mai in attacco: gli Asburgo rinunciavano a quell'espansionismo sfrenato, a quello sciovinismo sanguinario e sgradevole che esibiva ad esempio Caterina. 

Con un certo buon senso, aggiungerei anche che essere donna non è di per sé un attestato di buon governo: dalla zarina nel '700 alla regina Vittoria, dalla Thatcher alla Theresa May, alla russofobia della Hillary Clinton, le donne al potere dimostrano un'eguale sete di sangue. Fare come fanno certe femministe e definire la Thatcher (!) un modello da additare alle bambine, perché esempio di donna “forte” e “risoluta”, mi sembra una gran cazzata. 

… in questo però, Maria Teresa si è distinta notevolmente, sempre respingendo ogni proposta di prevaricazione, di conquista territoriale fine a sé stessa: quando spartì la Polonia con la Russia e la Prussia, lo compì solo per insistenza di Giuseppe II, protestando fortissimamente: 

“Non comprendo la politica che consente, qualora due si servano della loro superiorità per opprimere un innocente, che un terzo possa e debba, a titolo di semplice precauzione per l'avvenire e di convenienza per il presente, agire come loro e commettere la stessa ingiustizia, cosa che mi pare insostenibile. Un principe ha gli stessi diritti di qualsiasi altro privato: la grandezza e il rafforzamento del suo stato non verranno tenuti in alcuna considerazione allorché tutti saremo chiamati a rendere conto delle nostre azioni.”

La divergenza di Maria Teresa dai progetti imperialisti (non dall'impero, attenzione!), andrebbe sottolineata con forza, perché la frammentazione della Polonia segna nel '700 il definitivo crollo dell'ipocrisia delle monarchie illuminate, che ispirandosi a principi di libertà e progresso, in realtà soggiogavano un intero popolo in base a calcoli cinici di guadagno e forza militare. 
Da quest'ipocrisia, Maria Teresa si distacca. 


Annoso e come sempre ignorato il problema dell'antisemitismo di Maria Teresa. A questo proposito andrebbe distinto l'antigiudaismo della sovrana, clericale&medievale, dall'antisemitismo “moderno” che come termine appare solo dopo la Rivoluzione francese, a opera dei “buoni” gesuiti. 
Immagino che Mieli abbia usato il termine “antisemitismo” per farsi comprendere dal pubblico; sentivo qui, come nel resto della conferenza, la mancanza di più interventi di più professori dei relativi campi (in questo caso, di storia dell'ebraismo, mentre non sarebbe guastato un settecentista). 

Ultimo punto, il consiglio bibliografico. Paolo Mieli consigliava infatti la biografia di Franz HerreMaria Teresa. Il destino di una sovrana. Non ho letto l'opera di Franz Herre, ma tengo vicino al comodino la sua biografia di Francesco Giuseppe. E' un saggio, senza giri di parole, orrendo. Scritto certo con maestria, ma completamente remissivo nel voler confermare lo stereotipo di un monarca, quale Franz Josef, decrepito, passatista, aggrappato a stupidi riti di un altro secolo. Se ne esce con un saporaccio di vecchio, contraddetto dai semplici fatti della storia: non si può definire “arretrato” un monarca che vietava a Karl Lueger la nomina a sindaco di Vienna perché “antisemita” o che tollerava i cristiano-sociali e i comunisti di Karl Renner per usarli contro i gruppi nazionalisti, con un pragmatismo sopraffino. 
Non vorrei che Franz Herre abbia trattato allo stesso modo Maria Teresa, anche se tra le due opere passano oltre vent'anni. Ad ogni modo, la trovate in biblioteca... 

Bibliografia: 
Il testo migliore che sono riuscito a scovare su Maria Teresa è il seguente, che include passaggi di carteggi e discorsi, oltre a un'analisi socio-politica accurata e meticolosa, ai limiti del maniacale: 
Victor L. Tapie, L'Europa di Maria Teresa dal Barocco all'Illuminismo, a cura di. C. Capra, Milano, Mondadori, 1982. 

Molto romanzato e generalista, il testo di Edgarda Ferri, anche se piacevole alla lettura: Maria Teresa: una donna al potere, Mondadori, 1999. 

Altro materiale, rigorosamente alla rinfusa

Da Maria Teresa a Giuseppe II: Gorizia, il Litorale, l'Impero: atti del 14' Incontro culturale mitteleuropeo “Maria Teresa e il suo tempo”: Gorizia, 29-30 novembre 1980 Atti di congressi - Istituto per gli incontri culturali mitteleuropei, 1981.
La dinamica statale austriaca nel 18 e 19 secolo: strutture e tendenze di storia costituzionale prima e dopo Maria Teresa, Il mulino, 1981.
Lettere ai Figli, Maria Theresia Imperatrice, Edizioni della bussola, 1944. 

Mi hanno segnalato che c'è il video sulla lectio del Piccolo: Ritratto di Maria Teresa - la lezione di Mieli a Trieste (INTEGRALE)

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