mercoledì 19 aprile 2017

The Shadow Planet: una conclusione al sangue


Lo scorso mese mi sono arrivate le copie digitali del terzo e del quart'ultimo episodio della miniserie horror “The Shadow Planet”, un fumetto della casa Radium, sostenuta un anno fa (come passa veloce il tempo!) via Indiegogo

Sono rimasto sorpreso di quanto bene funzionino i perk solo digitali sulle piattaforme di crowdfunding. In precedenza avevo sempre pensato che se si sceglie di sostenere una campagna di raccolta fondi, tanto vale scegliere di sostenerla fino in fondo, abbrancando le esclusive e i prodotti “fisici”. In questo caso per motivi pecuniari avevo scelto di ricevere semplicemente i diversi numeri online, ma l'esperienza non ne ha risentito: anzi, non sono finito a dover pagare le spese di spedizione più del prodotto stesso, com'era successo con più di un fumetto “kickstartato” (non è tuttavia il caso della Radium, ovviamente, essendo italiana e pertanto in loco). Forse l'idea di dare una mano a progetti come giochi di ruolo&simili semplicemente acquistando soltanto il pdf non è una cattiva idea, specie considerando come siano opere (fumetti, romanzi, giochi ecc ecc) che difficilmente approdano poi agli store tradizionali. 

The Hideous Secret!” prosegue il deragliamento narrativo dei precedenti episodi, lentamente separando ed eliminando i diversi protagonisti: la comandante Jenna Scott è sotto il tiro di pistola della sua (ex) luogotenente Nikke Larsson, mentre John Vargo, alla disperata ricerca di spiegazioni per gli avvenimenti su Gliese 667, si appresta a esplorare il sottosuolo dell'inospitale pianeta. 


Il pianeta sotterraneo permette a Pagliarani e D'Amico di proseguire quell'ispirazione moebiusiana che caratterizzava il secondo episodio: giganteschi funghi, influenze fantasmatiche, megalitiche costruzioni di grandi blocchi di pietra, sapiente alternanza di colori freddi (blu, verde, viola) al calore della tuta di Vargo e delle fiammate della pistola.  
La vignetta precedente, in particolare, starebbe benissimo nella serie “Providence”, illustrata da Jacen Burrows, coincidenza che almeno per quanto mi riguarda è un gran bel complimento.  
E' difficile non guardare la “creaturain volo senza pensare ai nightgaunts di Lovecraft. 

Allo stesso modo, uno dei murali presenta un mostro cthuliano, chiaramente una personificazione della vagina dentata con cui spesso gli artisti raffigurano il dio cosmico (anche se il buon H. P. non ne aveva fatto riferimento, al di fuori delle dimensioni colossali): 


I mostriciattoli in adorazione sono un buon tocco di classe, che ricordano ancora una volta le estenuanti descrizioni di “Alle Montagne della Follia”, con quell'atmosfera archeologico/aliena che non guasta mai. Non si raggiungono qui le vette di sublime del secondo episodio, ma l'atmosfera – visiva e dialogata – è calma, soffusa. La storia millenaria della città aliena dove si trovano Vargo e Reed si affianca alla storia di Reed stesso, con una concatenazione di flashback

Stavolta i dialoghi sono più mordaci del solito, con un buon botta-e-risposta tra la narrazione volutamente lenta, strascicata, misteriosa, di Reed e il contraccolpo delle battute prive di tatto e rozze di Vargo. 


Il flashback dà un primo assaggio di body horror che si scatenerà con tutta la sua forza nell'ultimo episodio: le mutazioni della carne della famiglia Reed non sono dozzinali, con una resa particolarmente disgustosa del sangue e della pelle corrotta e viscida. Citazioni – ignoro quanto involontarie – dalle saghe videoludiche, con un bambino mostruoso che sembra tolto di peso dall'infame Dead Space 2. 

Con il quarto episodio siamo al gran finale, al rendez vous decisivo: l'ormai completamente corrotta Jenna Scott ha convinto Nikke Larsson ad abbandonare Gliese 667.
Vargo e Reed, nel frattempo, hanno scoperto il segreto del pianeta (proibito): un'entità cosmica lo abita e si ciba letteralmente della vita altrui, modellandola e devastandola per il suo divertimento. 
I due nemici hanno stretto un'ambigua alleanza e a bordo di una sfrecciante Moonette si dirigono verso la navetta, in un disperato ultimo tentativo di fermare Jenna... 

Ho ripetuto ad oltranza in ogni recensione l'importanza di costruire una corretta scala di eventi, in ordine crescente: il finale dev'essere l'apice, il culmine, la somma della tensione accumulata nel corso delle pagine/fotogrammi/vignette precedenti. E mi rendo conto di essere noioso a ripeterlo così spesso: eppure “The Evil Within!” porta questo concetto verso l'infinito e oltre. 
Mentre gli episodi precedenti erano bene equilibrati al loro interno e contenevano un pizzico di tensione, un pizzico di azione, un pizzico di background, con quest'ultima puntata “The Shadow Planet” snuda gli artigli e tira una zampata al lettore semplicemente formidabile. 


Se il rovesciamento di ruoli, tra cacciatore e cacciato, tra Vargo e Reed, era già stato preannunciato con “The Hideous Secret”, “The Evil Within” espande e sviluppa la tematica body horror
I Blasteroid Bros operano un mash up con la Cosa di Carpenter e le tante, tantissime influenze dai survival horror: ne deriva un mostro che è letteralmente un Frankenstein, sia per l'aspetto che per il patchwork di citazioni. 

Ho trovato notevole come si faccia a gara in quest'ultimo episodio ad alzare l'asticella dell'orrore: si parte con il primo mostro, la prima trasformazione e automaticamente il lettore pensa “This is it!”, nulla d'aggiungere, qui abbiamo la nemesi che dovranno affrontare Vargo e Reed. 
E invece una pagina dopo il mostro si trasforma in qualcosa d'altrettanto peggiore, e sei “Ok, questo è disgustoso, ma ci potevo arrivare” e invece siamo ancora all'inizio!
Verso le ultime pagine, mentre una mostruosità degna dell'Antartide e di Kurt Russell striscia e sbava giù per la scaletta dell'astronave, non sapevo più cosa aspettarmi. Il fumetto decisamente si spinge oltre ai confini normalmente accettati, specie in così poche vignette. 


Accanto all'elemento dell'horror è ancorché apprezzabile lo scambio di sguardi nelle prime pagine tra Nikke e Jenna, un equilibrio instabile tra la volontà di Jenna, l'incertezza di Nikke e l'intrusione della voce di Vargo. A pagina 4 (contando dalla copertina) c'è uno scambio di vignette interessante, dove Nikke tentenna, con il baricentro della vignetta che nonostante cambi prospettiva piazza sempre la testa della sottufficiale al centro, con l'identica espressione indecisa. 

Il team dell'astronave in orbita continua a lasciarmi perplesso. L'unica funzione narrativa è comunicare con i nostri eroi a terra e ricordare loro che c'è una scadenza ben precisa. Hanno una funzione di raccordo, non serviva dedicarvi così tante pagine. 
Allo stesso modo, si sono in questi ultimi due episodi un po' sprecati i protagonisti. D'altronde gli episodi erano questi, non si poteva chiedere grandi approfondimenti psicologici, che sarebbero stati in contraddizione con l'anima lurida e pulp di questa miniserie. 

Senza far spoiler – non più di tanto, almeno – l'ambiguità del finale è bene resa dalla nebbia che si sprigiona dalla navetta all'arrivo: non è un finale allegro e non è un finale consolatorio. 
Ma ovviamente, nulla vi vieta di pensare che l'eroe abbia semplicemente trionfato...


Alla prossima, Blasteroid Bros

Fonti: 
The Shadow Planet (sito Radium)

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