martedì 14 febbraio 2017

The Wall 3/6 (racconto)


Continua la svolta action/horror per uscire dalla monotonia dei dialoghi precedenti...


The Wall 3/6

Tommaso camminava fuori dal Muro, incespicando e zoppicando, con l'andatura di un sonnambulo.

- Cosa diamine stai facendo? – urlò Ernst – Torna indietro, dannazione a te! Il cancello del Muro non va mai aperto! –

Tommaso si fermò all'udire le grida lontane di Ernst e si voltò a fissare i due soldati sugli spalti. Aveva una schiuma bianca da cavallo pazzo alla bocca e gli occhi vuoti, rovesciati all'indietro.

- Un attacco di schizofrenia? Droga? – disse Lucas, le sopracciglia alzate.

- Mi chiamano. I fantasmi mi chiamano. –

Sillabava le parole come se faticasse a riconoscerle, a farle proprie. Iniziò a stringersi i capelli con tale forza da strapparsi intere ciocche alla radice.

- Notte e giorno, giorno e notte. Muro e villaggio, villaggio e muro. Mi chiamano. I fantasmi mi chiamano. Li sento chiamare il mio nome, il mio nome, il mio nome... –

- Torna subito qui! Non hai una tuta anti contaminazione, per dio! Così i fantasmi li attiri per davvero! –

Lucas moderò dal canto suo la voce a un tono calmo e didattico, mettendo da parte il fucile.

- Tommaso... calma, d'accordo? I fantasmi non ti possono raggiungere. Sono derelitti, progenitori delle popolazioni in fuga dall'oriente, che i nostri nonni respinsero decenni or sono. Mutanti, per lo più. Sei sotto stress, nient'altro. –

- Io ci provo, ci provo davvero a seguire le regole, la disciplina, a uccidere i fantasmi, a odiarli! Ci provo, a dimenticare che mi stanno richiamando, implorando addirittura nel momento stesso in cui li spappolo a colpi di fucile! Ci provo a odiare chi l'Imperatore definisce “nemici”, abomini... ma i fantasmi. Mi chiamano, senza sosta. –

Continuò a camminare per qualche metro, prima di crollare a terra, urlando. Ernst rubò il binocolo a Lucas, inquadrò il polpaccio di Tommaso, morso dalle ganasce affamate di una tagliola.

- Una trappola dei fantasmi. Chissà quante ce ne sono. – Lucas terminò il commento con un sorso di caffè e la nonchalance di uno spettatore a teatro.

- Dovremmo... –

- Aiutarlo? C'è la pena capitale via impiccagione, per chi spalanca il cancello senza permesso dall'autorità a Vienna. E' spacciato in ogni caso. –

Ernst guardò Tommaso annaspare sulla ruggine della tagliola, cercando di liberare la gamba. Il vento trasmise ai tre soldati un concerto di strilla, mormorii e ululati. Deglutì un brivido.
Il primo fantasma era una donna vestita con un giubbotto salvagente, la testa percorsa da una cresta ossea, una sciarpa con Topolino al collo. Compì un inchino gibboso a Tommaso, che la fissò incantato. Ernst zoomò sul suo viso: sorrideva, dimentico di ogni dolore. 
Arrivarono un bambino dal cranio deforme, uomini con tute catarifrangenti mischiate a cotte di maglia, un vecchio che si reggeva a un bastone ricavato da un cartello stradale, “Stop”. Uno a uno si genuflettevano davanti al ragazzo.

- Quanti sono, trenta? Neppure se avessimo l'artiglieria, riusciremmo a ucciderli tutti. Ce ne sono ancora così tanti. Cosa dovremmo fare, per eliminarli? –

- Fai quello che ti pare, Lucas. Ci saranno fantasmi finché ci sarà il Muro. Sono le barriere a creare il fantasma, non il contrario –

Ernst abbassò il binocolo con una smorfia. Aveva intravisto il primo fantasma, la donna, lappare il sangue che usciva dallo squarcio nel polpaccio di Tommaso. Presto altri mutanti la imitarono, leccando con avidità la ferita. Tommaso li fissava con un sorriso beato. Un fantasma corpulento, dal terzo braccio sotto l'ascella e con la testa avvolta in un turbante nero, si aprì la strada tra i fantasmi intenti all'inchino. Tommaso spalancò le mani ad abbracciarlo. Il fantasma gli afferrò la testa, strinse con le dita sugli occhi e sul cranio. Per un raggelato secondo Ernst guardò la recluta divincolarsi, cercando di bloccare la morsa del fantasma. Con un suono di strappo, il cranio di Tommaso esplose tra le mani del mutante. All'atto, i fantasmi in attesa si avventarono sul cadavere, divorandolo. Ernst sparò un paio di colpi prima di rendersi conto che non sortivano effetto. Assistettero in silenzio al frenetico banchetto.

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