lunedì 3 ottobre 2016

The Shadow Planet: A message from the dead!


Nonostante nel caso dei fumetti i difensori della carta abbiano ogni diritto a preferire il volume da sfogliare all'asettico .cbr da tablet, anche il digitale può riservare sorprese. Il crowdfunding dovrebbe sempre includere, nella lista di offerte della campagna, un'opzione economica per chi non vuole sobbarcarsi il costo delle spedizioni e vuole solo i file nudi e crudi. Pur avendo qualche dubbio su certe scelte di marketing e di piattaforma (Indiegogo), ho sempre ammirato la scelta della Radium di offrire 5 euro a chi volesse avere tutte le puntate del fumetto. E' un'opzione estremamente allettante per chi non voglia rischiare o si ritrova, ahimè caso mio, sempre in ristrettezze economiche. 
Inoltre, permette di avere a tempo record la prima uscita!


E' il caso del primo numero di Shadow Planet, dei Blasteroid Bros.
Si tratta di un progetto Radium lanciato (nello spazio?) a giugno, su cui avevo scritto un'entusiasta raccomandazione, augurandomi che riuscisse a concretizzare quel miscuglio assurdo che prometteva nella pagina su Indiegogo: un brodo di atompunk anni '50, condito con un bel po' di Alien, una spolverata del Pianeta Proibito, un pizzico di Lovecraft e last, but not least una frittura nella disillusione -punk di chi tutte queste cose le ha vissute.

Una navetta della Federazione, uscita dall'ibernazione per un rendez-vous con la flotta, capta una richiesta di soccorso dalla goletta scientifica E/Rico, secondo gli archivi del comando stellare ritenuta distrutta trent'anni prima. Ansiosi di sbrigare la seccatura, l'equipaggio scende sulla desolata palla di roccia nota come Gliese 667 a investigare. Si tratta della capitana Jenna, l'addetta alle comunicazioni Nikke e il secondo in comando Vargo. La capitana è una donna mascolina, dal caratteraccio sbrigativo, con un infelice affare con Vargo, Nikke una nervosa nevrotica e Vargo un imbranato cowboy dalla pistola fin troppo pronta. Seguono altri membri dell'equipaggio, chiaramente superflui in sede di sceneggiatura se non come carne da cannone.


La storia si sviluppa partendo, come da tradizione, con una sequenza onirica (Event Horizon, Aliens ecc ecc), cui segue un ritrovo generale dell'equipaggio, lo sbarco sul pianeta e l'investigazione. 
A livello di atmosfere, le prime tre pagine sono un incipit stratosferico, una sequenza d'immagini horror notevole, in particolare nel passaggio dalla vignetta col mostriciattolo al pozzo sacrificale che accompagna i titoli di testa. Successivamente la storia si sviluppa seguendo linee più tradizionali, approfondendo la conoscenza con l'equipaggio e iniziando a inserire indizi sul perchè rispondere a quella richiesta di soccorso non sia stata una così buona idea...
Dopo vignette dense di dialoghi, l'atterraggio e la prima esplorazione del relitto su Gliese 667 sono sequenze silenziose, di lunghi panorami. L'astronave abbandonata sfrutta i soliti giochini di luci e ombre, robot e scafandri; da quel momento in poi l'avventura accelera in uno slasher con un anticlimax alla fine piuttosto azzeccato (la “pala”).

E' troppo presto per giudicare la sceneggiatura, che al momento sembra funzionare alla grande; un po' scarsi i dialoghi, con delle battute e un turpiloquio che sembrano fuori posto. Complice anche i disegni, la caratterizzazione dei personaggi è marcata; inutile sottolineare come il mio preferito sia quell'amabile coglione trickster di Vargo.


Il design e il lavoro di worldbuilding sono invece diverse tacche sopra, siamo in un setting che non immaginavo così buono dall'introduzione su Indiegogo. Il modulo sferico per entrare nell'atmosfera con le zampe a papera; gli interni delle astronavi (tubi, tubi everywhere); il robot spilungone e contrapposto lo scafandro “obeso”; in generale un'atmosfera molto dark e molto poco “pulp”.

L'uso dei colori è da maestro, giocata sulla continua contrapposizione di colori “caldi”, terrosi a una vasta gamma di grigi e bluastri spenti. All'esterno, per la luminescenza dei pianeti e delle stelle troviamo un rosso acceso, l'arancione, il giallo; all'interno invece domina una palette di grigio, marroncino, verde bottiglia. Il rosso delle tute, scuro in rapporto all'esterno e acceso in rapporto all'interno, funge da tramite tra i due colori. Le tute, non si sa come, risultano credibili e ho apprezzato piccoli tocchi come i caschi di colore diverso a seconda della mansione.
Aspettiamo il secondo numero fiduciosi di un'escalation di mostri e gore e nichilismo cosmico (siamo nello spazio, dopotutto...)

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