lunedì 17 marzo 2014

37 Days- In corsa verso la catastrofe della Grande Guerra


37 Days, letteralmente 37 Giorni, è una serie tv della BBC che comprende tre episodi della lunghezza di un'ora ciascuno, articolati in un più ampio progetto volto a sensibilizzare la popolazione a interessarsi ai retroscena della prima guerra mondiale, nel contesto del centenario 1914-2014.
Abbiamo bombardato la Libia nel 1912 e siamo tornati a bombardarla nel 2012, una guerra europea è scoppiata nel 1914 e ora nel 2014 un nuovo Tzar muove i suoi soldatini di piombo. Se dovessimo credere alla storia che ripete sé stessa del filone revisionista di Furet, si direbbe che il 1917 Oops il 2017 sarà un anno molto, molto interessante... Ma sto divagando.

Il poco simpatico Gavrilo Princip
37 Days si propone dunque di concentrare la lente focale su questo maledetto problema delle cause e vuole mettere in luce gli aspetti finora considerati di minor interesse cinematografico: rapporti diplomatici, burocrazia, intrallazzi fra politici e parlamentari.
L'azione segue le spalle di un giovane assistente del diplomatico inglese Edward Grey, incaricato di dover sostenere il ruolo dell'Inghilterra dapprima nell'assassino dell'Arciduca Francesco Ferdinando, in seguito costretto negli ingranaggi sempre più intrincati della Triplice Alleanza e della Triplice Intesa, che lentamente lo stritoleranno portandolo a supportare la Francia in una piena guerra contro la Germania.

Il secondo protagonista si trova invece sull'altro fronte; è un giovane assistente del Cancelliere Bethmann-Hollwegg che fedelmente accompagnerà l'entrata in guerra del Kaiser, inizialmente interessato più a una guerra contro la Russia che contro la Francia e in seguito incoraggiato da Moltke e dal suo pallino per “La guerra totale”.

Chiariamo fin da subito: non è la serie migliore della BBC.
Riesce nell'intento di raffigurare il caos di misunderstandings, piccole rivalità e orgogli provinciali che portarono allo scoppio della guerra. Paradossalmente riesce a mostrare quanto la nozione di “causa” in storia sia eccezionalmente sopravvalutata. Non c'è un singolo personaggi che non sia pedina di una catena inarrestabile di eventi che lo costringono in un angolo, generando di fatto scelte obbligate, in cui Onore e Raziocinio centrano ben poco. Il laccio si chiude e nella fine del terzo episodio un pacifista convinto quale Edward Grey diventa il più convinto sostenitore del conflitto. Non c'è altra scelta, se non rifiutare la scelta stessa, e dimettersi dall'incarico, come faranno altri membri del Cabinet.

Ian McDiarmuid.
You know, Crowe, you should really take up cricket.
It teaches one an awful lot about life!
La parte “inglese” della serie funziona bene, mescolando dialoghi ben scritti a un'ambiguità di fondo che di tratto in tratto viene lasciata riaffiorare. La Serbia oppressa? Una tragedia, ma in fondo tanto diversa dall'Irlanda? In entrambi i casi abbiamo un impero che opprime: l'Austria/ Impero Britannico. E una nazione ingiustamente oppressa: Serbia/Irlanda. Viene inoltre colta molto bene quanto poco “Europea” venisse sentita la Russia: lo Tzar è una figura minacciosa per tutti, Nemici&Alleati, un Tiranno con a disposizione migliaia su migliaia di uomini, letteralmente milioni da gettare all'attacco. E' quanto sbaglia chi scrive Steampunk: il Kattivone se volete davvero restare fedeli alla mentalità vittoriana dev'essere la Russia. Nonostante fosse in realtà molto più debole di quanto all'epoca si ritenesse, era la Russia la potenza che nel passaggio di secolo si temeva “dominatrice”.
I prussiani d'accordo, pericolosi, industriosi: ma erano i cosacchi l'autentico terrore.

La parte “tedesca” della serie soffre invece numerosi problemi. In primo luogo, l'Austria-Ungheria non era il manichino indocile che viene presentato nella serie. Certo, l'appoggio tedesco nella dichiarazione di guerra alla Serbia risulto fondamentale. Ma alla fin fine l'Austria scelse per sua volontà di “accendere” le polveri.

“ Ma oggi si riconosce, anche da parte di storici simpatizzanti con la monarchia asburgica, che a prendere la decisione fu l'Austria-Ungheria, per quanto essenziale si fosse dimostrato l'appoggio tedesco. Come ebbe a dichiarare il barone Leopold Andrian-Werberg, console generale austro-magiaro a Varsavia (1911-14): << Siamo stati noi a dichiarare la guerra, non i tedeschi, e tanto meno l'Intesa >>”.

In secondo luogo Moltke agisce come un generale assetato di sangue, ansioso di combattere su entrambi i fronti e distruggere il nemico con una poderosa zampata. Peccato che nella realtà storica Moltkle fosse oltre che molto meno grasso, anche meno incline a combattere; o meglio a seguire il Piano Schlieffen, su cui (giustamente) nutriva parecchi dubbi.

Un Kaiser stanco delle ingerenze inglesi
L'attore che recita il Kaiser è una delle recitazioni migliori della serie, accanto all'abilissimo Ian McDiarmuid, che interpreta Edward Grey. Emerge un ritratto tormentato, bipolare: un Monarca autoritario che fatica a far presa sui suoi sottoposti. Un uomo con un tratto più che folle, infantile, in particolare nella questione delle dimensioni della flotta, che per un vecchio trattato non potevano superare quelli della flotta inglese. 

Ma il personaggio in assoluto più stupido e mal scritto è il “giovane” tedesco, che viene presentato come un piccolo Liberale... “Desidero che la Germania non sia più una caserma, uno stato prussiano, ma una vera democrazia!"
America! Liberalismo! Noi-Siamo-Il-Bene, i tedeschi e i Protezionisti sono il male!
DemoKrazia Liberale Soluzione A-Ogni-Problema!
E' un personaggio stupido, perché dichiaratamente messo lì come Bussola morale, a ricordare allo spettare inglese che gli Imperi centrali erano in torto e resteranno in torto ed erano Kattivi e resteranno i Kattivi. Emh... No Comment?

In realtà, a voler leggere questo personaggio “finto” del giovane tedesco liberale con sincerità, si vedrebbe chiaramente che sta lì la chiave della serie. Gli unici infatti a favore della pace sono i Liberali Inglesi, che temono di perdere possibili introiti all'entrata in guerra. Il messaggio è tutto lì: solo attraverso il liberalismo ci può essere Pace, solo noi ci abbiamo provato. E viene sinceramente da ridere quando qualche rigo più avanti Edward Grey descrive quella che era una Monarchia costituzionale classista all'ennesima potenza come “the only democracy”. Abbiamo un chiaro dualismo: O il liberalismo, con l'uomo libero, perché prigioniero solo dell'Economia (ma potere sulle merci equivale a potere sulle persone) O l'autocrazia militarizzante della Germania.
O Totalitarismo, o Liberalismo.

Eppure, fatevi coraggio: guardate avanti. Guardate al resto della Mappa. A chi era alleata, l'Inghilterra? Alla Francia. Ovvero a una Repubblica, che aveva fondato le proprie basi su più di un secolo di lotte sanguinose per dare il potere al popolo. Una Repubblica, che seppur tra mille compromessi, s'era edificata su valori che andavano al di là dell'Economia. 
Visto? Questi dualismi si spezzano facilmente. Basta cambiare prospettiva.

D'altra parte Guglielmo II stesso dirà, alcuni mesi prima della sconfitta del suo paese: 
«Si trattava non di una campagna strategica ma di una lotta tra due concezioni del mondo: o la concezione prussiana, tedesca, germanica, del diritto, della libertà, dell’onore, della morale deve continuare ad essere rispettata, oppure deve trionfare la concezione inglese, ovverosia tutto deve essere ricondotto all'adorazione del denaro».

La vittoria Alleata di fatto consacrò il potere della City e dell'economia, potere che vedrà un passaggio all'America nel corso del 900. L'impero del dollaro si rivelerà ben più spregiudicato e crudele della vecchia monarchia fieramente europea degli Asburgo.

Fonti:
Il tramonto dell'impero asburgico, di John W. Mason
L'età contemporanea, di Giorgio Negrelli
37 days BBC
Ripensare la guerra. Dallo scontro cavalleresco allo sterminio di massa, di Alain de Benoist 

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