mercoledì 15 gennaio 2014

Ripper Street (serie tv) - Qualche osservazione


Ripper Street è una serie tv che in onda dal 2012 ha conosciuto un buon successo, guadagnando una seconda stagione e accumulando un certo numero di fan, che hanno giustamente protestato alla chiusura della BBC in anticipo sulla terza serie. Se siete fan, c'è una raccolta firme ancora in corso Qui

To rip: squarciare, strappare, lacerare. L'azione che apre, che scarta un involucro. Lo squartatore, per l'appunto, squartava: nel senso che apriva i cadaveri, li svuotava come sacchi della spesa. Ripper street dunque; nel senso banalissimo delle strade che appartenevano alla leggenda del Ripper, di colui che “apriva”, squarciava. Ma possiamo in un certo senso, alzare l'asticella della metafora e pensare al titolo della serie, Ripper Street, come una metafora dell'intento nascosto della serie tv; nel panorama idilliaco, nostalgico, miope delle produzioni ambientate nell'Ottocento, Ripper Street spicca per una precisa volontà punitiva: di volta in volta le uccisioni, gli assassini, i gialli vengono ricondotti al marcio della società, un marcio “nascosto”, avvolto nella pelle della società perbenista altoborghese. Lo squartatore “apriva” prostitute; e queste sfortunate donne erano letteralmente recipienti, contenitori in cui il borghese vomitava (eiaculava?) il male che compiva ogni giorno nei confronti della moglie sottomessa, dei figli spediti in guerra, degli operai che opprimeva. Le produzioni della BBC sono essenzialmente composte, neoclassiche. Confidano più nella trama e nelle capacità degli attori che negli effetti speciali. E fanno bene, ovviamente. Fanno benissimo. Eppure, spesso permane un fondo conciliante, dal nasino volto all'insù, a bere te “inglese” in tazzine di porcellana senza chiedersi dove provenga la porcellana per la tazza, l'erba indiana per il te “inglese”. Ostentando un'indifferenza malcelata.
Quest'indifferenza in Ripper Street scompare. 
La serie infatti si sporca le mani con ogni genere di schifezza; nella prima stagione (sto attaccando a guardare la seconda) succede di tutto: anarchici russi che fomentano operai in sciopero- il fantasma della gloriosa Comune di Parigi che tormenta la classe politica- la circolazione dei primi snuff movie pornografici, ma declinati nell'ambientazione “egiziana” che andava effettivamente in voga nelle foto “hard” del tempo, veterani con trauma da guerra dal sanguinosissimo conflitto nel Sudan, intrighi all'ombra dei primi colossali Transatlantici e ovviamente una miriade di Serial Killer emuli dell'immortale Red jack.

La serie ha i suoi difetti.
Edmund Reid, nonostante gli sforzi di caratterizzazione psicologica, rimane un protagonista parecchio antipatico. Umano, ma severo. Uno stacanovista inglese sacrificato alla propria professione. 
E' scialbo, sbiadito. Una mente razionale aggrovigliata nei fantasmi del passato.
Le spalle funzionano meglio, forse perché maggiormente stereotipate.
Captain Jackson, l'americano, è ovvio a dirsi, un americano. Nessuna regola, alcool a fiumi, vive in una casa di puttane con il suo amore, Long Susan, una tenutaria affarista dal caratterino piuttosto deciso. Jackson è impetuoso, abile con la pistola, un chirurgo geniale, che traffica in sala operatoria con la maestria di un cuoco sopraffino. E' un personaggio molto over the top, che danza sull'esile filo del doppio gioco, dell'inganno, pronto sia alla scoperta sensazionale che all'esplosione di rabbia improvvisa. Stanca, alla lunga.

Il sergente Drake, invece, in apparenza l'uomo “animalesco”, il pugile ex veterano che rappresenta i muscoli della divisione H, attraversa una strana metamorfosi. E' l'unico personaggio che all'incipit della seconda stagione ho deciso di premiare. Attraverso ripetute sconfitte e delusioni cresce, matura sotto gli occhi dello spettatore. Un'evoluzione in sordina, costantemente in ombra, ma dall'insospettabile flessibilità. Nei termini del Darwinismo sociale la coppia che viene a formarsi al termine della prima stagione per quanto “bassa” ha una vitalità che manca ai toni freddi e disperatamente azzurri della casa di Edmund Reid.

Sorvolata dunque la triade principale di protagonisti, la serie fa proprio in ogni episodio i tropes Aristocrats are evil e il più generalista Idle Rich.
Non c'è aristocratico, o gentry, o alto borghese che si salvi.

A lot of tropes have origins way back when media was still forming; this is one of them.It might have been an early way to appeal to the masses, or just due to the way aristocrats tended to look down on the general public. But it was then and is nowreally popular to cast aristocrats as villains. A variety of Meaningful Titles exist - people with feudal titles are very commonly evil. Popular titles are Countnote , andBaron — two titles which are rarely seen on a good guy. (Oddly enough, a Countess has a better-than-even chance of being a decent woman.) And though it doesn't show up a great deal, you should break out in a cold sweat when you meet a Viscount. Unless it's Viscount Horatio Nelson. Interestingly, both counts and barons are fairly common titles among Continental Europeans, but rare among the English, which may suggest a regional bias in which aristocrats are cast as villains.Needless to say, Barons fare the worst in popular fiction, with one notable exception when used as a badass nickname.
Indovinate chi è il buono e chi è il cattivo?
(...)
For the modern version of this trope, see Corrupt Corporate Executive, and to a lesser extent, Nouveau Riche.Very prone to Screw the Rules, I Have Money!Screw the Rules, I Make Them!, and Screw the Rules, I Have Connections!.Morally Ambiguous Doctorate is also related, insofar as the title of Doctor gives the Mad Scientist some implied legitimacy.For more information on the British title system, see Knight Fever. Not to be confused with The Aristocrats, a "stock joke" based on this premise.This trope often goes hand in hand with Slobs Versus Snobs.
Sono tutti perversi, sono tutti dannati, sono tutti malvagi. 
La follia dei serial killer che minacciano Edmund Reid appare chiaramente manovrata dalle classi alte, sia per causa-effetto che per semplice corruzione. E' la nobiltà che caga i suoi rifiuti in strada; dai figli illegittimi, alle frodi, alle minacce, alle barbarie fisiche. Whitechapel in tal senso non è la Fonte del Male, è piuttosto il punto di Arrivo, lo scolo, il cassonetto, il buco del culo di un animale sociale il cui cervello maligna a Buckingam Palace.

I personaggi secondari, infine, sono qualcosa di deliziosamente idiota. Le maschere che agitano sono maschere nel senso letterale del termine; il ragazzo- The boy!- è caratterizzato da quel volto ingenuo e spaventato; il segretario dalla barba rossa è beh... umh... Un prudente segretario dalla barba rossa; il giornalista scarafaggio affamato dall'ultima porcheria è proprio uno scarafaggio affamato di notizie da schiaffare in prima pagina. Insomma, in tal senso Ripper street è anche un diretto erede delle storie di Sherlock Holmes, dove all'apparenza, o se preferite alla Forma di vestiario e fisiognomica corrispondeva una Sostanza nel carattere dell'individuo.

Assaggiate questa bevanda turca dal lontano oriente
che va sotto il nome di "caffè", sergente Drake!
Un ultimo appunto; la serie dunque “rippa” il bon ton della società vittoriana di fine secolo, esattamente come lo Squartatore rippava le sue vittime. Tuttavia c'è un terzo livello; perché per guardare la serie molti l'avranno “rippata”, l'avranno scaricata da un indirizzo torrent che a sua volta l'avrà “rippata” da un supporto fisico (the ripping). Si può in un certo senso dire che “rippando” la Ripper street series, squarciamo un sistema di distribuzione lento, arcaico e obsoleto, che vuole distribuire solo in certi modi e a certe condizioni, attraverso un capitalismo tradizionale che ha fatto il suo tempo.

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