martedì 29 ottobre 2013

La Narrazione Lego di Ken Levine- Burial at Sea


Apprezzo Ken Levine. Non sono d'accordo su ogni singolo dettaglio del pensiero dello sviluppatore statunitense, trovo una forzatura la sua lettura negativissima della Ayn Rand e odio il modo in cui mantiene il gameplay immutato di gioco in gioco senza accennare al più minimo progresso.

D'altro canto, sul piano delle promesse, è l'unico che, parzialmente, le mantenga. 
A differenza di Mulinello, che ormai blatera peggio di un ubriaco alla notte di Capodanno, a differenza dell'Activision che ormai zombieficata (in tutti i sensi!) non fa che auto replicarsi in gameplay e tipologia di gioco, Ken Levine si sforza di produrre videogiochi che siano puliti, maturi, coraggiosi e particolare vincente, ben scritti. Perché rigira rigira programmare videogiochi equivale a scriverli: scrivere la trama, scrivere i dialoghi, scrivere diramazioni e cambi di scena, scrivere infine il codice stesso.
La macchina narrativa che puntualmente Ken Levine mette in moto è un'ingranaggio ben oliato, integrato nel gameplay spara-spara e fattore fondamentale, flessibile. Non ci sono cut scene, in Bioshock Infinite.
Momenti "guidati", colpi di scena e semplice curiosare nell'ambientazione si fondono in un'unica esperienza. Manca quell'ansia di arrivare alla "svolta" che a mio parere rovina molta della produzione action/rpg, specie orientale. Manca il sollievo "filmico" di sapere che si è superato quel dato passaggio, che si è liberi di godersi quei dieci minuti di (costosissima) cut scene.

In Bioshock infinite questa "flessibilità" veniva garantita dal personaggio non giocante Elizabeth, che a seconda di dove andavamo, di cosa facevamo, si comportava diversamente. In molte parti del gioco le reazioni erano uguali per ogni giocatore, in altre s'innescavano comportamenti e reazioni diverse, a seconda delle scelte del giocatore. Quanto di più lontano dalla scelta A/B della Bioware, piuttosto un'evolversi del personaggio a seconda del nostro modo di giocare. L'esperienza restava guidata, ma l'ambientazione era viva, reagiva alle sollecitazioni del giocatore e in minima parte la flessibilità di Elizabeth si rifletteva nel comportamento degli Npc.



venerdì 25 ottobre 2013

3Narratori di Argonauta Xeno, qualche veloce impressione

3Narratori è un ebook auto prodotto dal blog di Argonauta Xeno, che raccoglie sei (brevi) racconti fantastici attentamente selezionati attraverso un concorso bandito un anno fa.
La raccolta è completamente gratuita, l'editing e la sistemazione digitale del prodotto a buoni livelli.
Ero distrattamente incappato nel concorso per segnalazione di Forlani, ma per pigrizia troppo studio l'ho lasciato perdere, accontentandomi di guardare come s'evolvesse.

Nell'insieme la tematica "fantastica" ha portato una buona varietà, pur mantenendosi nei canoni del Fantasy Classico, senza troppe incursioni nel Weird o nell'ucronia storico/scientifica.
Passiamo dal polveroso diario di un antropologo intrappolato nelle terre selvagge a supereroi mascherati a incursioni (in Derowen e La Locanda) nel Medievale alla Dragonlance.

La raccolta è breve (anche troppo!) e scorre piacevolmente, con qualche intoppo ogni tanto. Non sono incappato in errori di battitura o formato, sebbene sia più attento sulla carta che sul kindle.

Di seguito, qualche specifica impressione sui singoli racconti.

martedì 22 ottobre 2013

Dracomachia (racconto)


Racconto scritto a inizio settembre, inizialmente per un concorso con tema  "La Fiaba".
Temo che finirò per riscriverlo, perché i miei usuali lettori mi hanno segnalato come sia troppo "oscuro" nello svolgimento... u.u

Dracomachia


Il vescovo pone la corona sulla chioma bionda della regina, nell'applauso di mille mani. 
Un araldo suona la tromba, proclama l'avvenuta incoronazione. 
Dagli alti coni dorati di cardinali e prelati, una cerchia di aristocratici in velluto poggiano il ginocchio destro a terra, inchinano il viso e battono con vigore il pugno destro sul petto. 
Un sottile cordone di soldati dai pettorali insozzati punta le alabarde, tiene a distanza una vasta folla di contadini e straccioni, mercanti e artigiani. Che urlano, lanciano pugni di fango. Applaudono. 

- Mi aspettavo più... Gioia -

Il giornalista mi fissa, mantello sporco, una casacca di rosso sdrucito. Cincischia con penna di pavone e cartaccia. Aspiro dalla pipa in salice, sbuffo una nuvola verde smeraldo. Il giornalista con fare che è tipico dei miopi afferra, palpa, giunge a scuotermi per la spalla. Concedo attenzione, riluttante. 
Blatera. Un monologo tutto suo. 


- Dopotutto, perché tanto malumore? - Indica i popolani che lanciano pietre e terra, gli sputi. Un contadino avanza un piede di troppo. Soldati intervengono, l'afferrano. Scompare in un mare di casacche municipali. Un soldato calcia con lo stivale ferrato un mutilato che strisciava, le gambe moncherini fasciati. - Non è forse la vostra legittima regina? La malvagia matrigna è finalmente morta, presto la vostra monarca sposerà il principe azzurro -

- Principe azzurro. Colore araldico della casata sotto cui militate, giornalista -

Si morde quel labbro verrucato, scrive un paio d'annotazioni sulla carta.

- Ma che centra? - Elude, rozzamente – E' vero, il mio signore ha sempre voluto dominare le vostre terre, e ora le possiede, per legame dinastico di suo figlio con la ragazza ora divenuta vostra regina... Ma questo è noto a tutti. Piuttosto, è desiderio del mio giornale scrivere una cronaca di questi giorni... -

- Che aspetti, allora? - Controbatto. Vattene via, disgraziato, imploro. - La principessa dopo vent'anni di sonno è stata infine risvegliata dalla sua bara di ghiaccio dal bacio del principe azzurro, per poi eliminare la matrigna con la valida mano del suo consorte... Et cetera, et cetera. Contento della bella fiaba? -

- Ma perché dunque tanto odio per le strade, signore? Perché tanto dolore per quella tiranna puttana della matrigna! Succhiava con la sua corte di ebrei il sangue dei bambini cristiani, cacciava i preti, tassava... -

La pipa che stringo tra pollice e indice viene percorsa da minuscole crepe quando contraggo le dita, all'insulto. Ansimo all'improvviso. Sento gli artigli farsi strada nella carne. La pelle è in fiamme. Calmo il respiro. Assaporo l'aroma dolciastro della miscela di tabacco. 
Spreco un fiammifero per rinfocolare il braciere. 

- Per favore. Se proprio vuoi, parliamo, ma se ci tieni a quella larva che tu chiami vita, non mormorare parole contro la Mia regina. Non abbiamo mai mutilato nessuno, nel Regno. E la regina si circondava sì d'ebrei, ma perché erano i più versati nelle arti meccaniche, nella medicina e nella matematica. Insomma: gli unici scienziati che avessimo -

- Cazzate. I rifugiati che abbiamo accolto dalle vostre terre ci hanno raccontato per dettaglio tante di quelle torture e tanti di quegli orrori che stentavamo a crederci. Neppure nei gironi dell'inferno, saremmo giunti a pensare tanta malvagità. Povere donne  incinte che vengono sventrate, la pancia tagliata. Infanti sbattuti contro i muri, massacrati. Nel nome di quella "scienza" che lei nomina, tanti parroci di campagna furono esiliati e cacciati. In villaggi una volta tranquilli la tua regina – Calzò il voce sulla tua – ordinò che a tutti venisse iniettato sangue di vitello infetto. Mostruosità. Schifezze che solo una figlia di Satana poteva concepire -

Sospiro. Sento la bocca arsa dal calore della pipa. 
Conto fino a cinque, poi fino a dieci. Stai calmo, intimo. Non abboccare all'amo... 

- A volte penso che non esista cosa più velenosa che l'invidia di un predicatore. E' vero, come hai detto: con appositi strumenti chiamati "siringhe" iniettavamo sangue di vacca in donne e bambini. Ma era sangue appestato dell'innocua peste che colpisce solo i bovini, che sull'uomo mai attecchisce, se non in forma di leggera febbre. E infatti, l'anno successivo mentre il morbo decimava i paesi vicini, noi restavamo al chiuso delle nostre case, a giocare e constatare che gli esperimenti della Corte avevano in un solo anno portato maggiori benefici che secoli di preghiere. -

- Blasfemia! Porre l'uomo sopra Dio. Spero ti renda conto di quanto dici, parlando così bene di questo rimedio pagano... -

- Non è pagano. E' stata una delle prime conquiste della nostra sovrana, che l'ha prontamente ribattezzato col termine "vaccino"-

- Non c'è prova che questo "vaccino" come l'hai chiamato, funzioni davvero. Fortuna, nient'altro. O forse la Regina aveva stretto un patto con il demonio, un'alleanza con Satana per salvarvi. Un mezzo subdolo perchè il popolo la sostenga, considerando che non aveva mai ricevuto ufficiale incoronazione. -

- La mia regina era una persona semplice, che voleva il meglio per i suoi sudditi. Non ha mai sostenuto nessun Satana, esattamente come non si sarebbe mai umiliata a chiedere l'aiuto di qualsivoglia Dio. Credevamo nel progresso, nella scienza -

- Parole oscure, ancora. Parole blasfeme, rampognerebbe il mio maestro di Teologia. Ragione, curiosità e desiderio di conoscenza conducono solo a Disperazione e Peccato -

- Per questo, infatti, decidemmo di cacciare i preti. Uno sbaglio, considerando quanti danni può fare un moralista meschino -

- Resta il fatto che furono questi esiliati, questi torturati anima e corpo a raccontarmi le barbarie della vostra regina. Non è forse vero che tagliavate la pancia alle donne incinte? Per la "scienza", per crudeltà solamente! -

- Si chiama parto cesareo – Fumo con molta calma, gustandomi l'aureola di fumo verdastro sulla fronte. Il giornalista tossisce. - Davvero non lo conoscete? - 

Scuote la testa, urla. – Gallieno non ne parla, eretico. Lì c'è tutto quello che si deve sapere sulla medicina, ebbasta -

- Sarà. Comunque il parto cesareo è una semplice procedura di chirurgia, che porta a tagliare la pancia della donna nella parte inferiore, per salvarne il bambino. Una miscela di oppiacei permettono alla donna di svenire e se l'operazione è svolta da mani esperte, sopravvivono sia madre che figlio -

- Se Dio non voleva che quel figlio nascesse naturalmente, ci sarà stato un buon motivo. Chi siete per andare contro Dio? -

- Non c'è nessun Dio. Solo le lacrime di gioia di una madre che sarebbe altrimenti morta. -

Stavolta è lui a sospirare. Stringe i pugni, mi fissa con occhi percorsi da venuzze rosso sangue.

- Ma chi cazzo ti credi di essere? Vai pure avanti a parlare così e verrai giustiziato, com'è successo con quella puttana della tua Regina -

Mi mordo la lingua. A fondo. Con i denti- cerco di non pensare con le zanne- insozzate di sangue, parlo lentamente, a piccoli periodi. 
A stento riesco a mormorare qualcosa che non suoni troppo una minaccia. 

- Te l'ho già detto, spazzatura. Insultami pure se devi: ma non disonorare il suo nome -

- Non tengo rispetto a chi stringe patti con Satana, signore. Cattura fulmini dal cielo, costringe la luce degli angeli nelle boccette e vive con il verme -

- Il verme? Intendi il drago, forse? -

- Drago, verme? Quale differenza? Cercherai adesso di negare, nascondere che la Regina vivesse con quel mostro, vero? Tutti sanno come il Drago fosse il suo custode, il suo amante, il suo consigliere -

- Verissimo. Il verme, come lo chiami, era un drago. Corpo di lucertola, due grandi ali. - Sogghigno, nelle volute di fumo verdastro – Un muta forma in grado di passare dalla forma animale alla forma umana. E sì, proteggeva la Regina. La matrigna, come la chiami. L'amava teneramente -

Misericordiosamente, il giornalista tace per qualche secondo. 
L'ammissione l'ha sorpreso, stupefatto. Penso di levarmi da quel poggiolo, scendere in taverna. 

- Non era dunque una fantasia, un prodotto della scienza? -

- Niente affatto. Era un drago. Coda, ali e scaglie: uno sputafuoco. -

- E mangiava vergini -

- Quasi esatto: mangiava carne umana. E con grande voracità -

- Quindi cazzo! - Esulta, ringaluzzito -Davate in pasto i vostri stessi cittadini, a quella bestia!-

- Mangiava prigionieri, volontari e vecchi. Hai mai pensato quante persone s'impiccano ogni giorno, o vanno di parente in parente mormorando che non hanno più voglia di vivere. Gli offrivamo un'intera settimana nel palazzo, con ogni lusso che mente potesse immaginare. E al termine, se ancora persistevano nel suicidio il drago li mangiava... Saporitissimo pasto invero -

- All'inizio, devo ammettere che temevo che molte di queste "voci" fossero false. Solo ora comprendo come la situazione fosse assolutamente peggiore del previsto. L'inferno in terra, e voi dannati convinti che fosse il paradiso, come si comporta l'uomo perso di senno nel manicomio! -

- Pazzi perchè per una volta venivamo governati da una regina che pensava più al suo bene che alla sua borsa? Pazzi per questo? -

- Pazzi perchè la vostra regina pensava più al vostro corpo che alle vostre anime! -

- Anima? Me la sai definire, questa parola? Sai: una volta, mentre da giovane andavo in Chiesa, venni colto da un dubbio, impietrito. Pensai all'improvviso al significato dei sentimenti, delle parole che andavo pronunciando nel cieco gregge. E mi accorsi- oh quanto mi accorsi! - che non avevano alcun senso. Erano schermi, paraventi per tic e nevrosi, ossessioni e avidità. Scegliere la ragione fu allora doloroso, ma necessario -

- Scegliere la ragione? Scegliere il diavolo, piuttosto. Ma dimmi – Il giornalista alza il capo, allunga la mano verso un involucro giallo che pende nella stanza collegata al terrazzino. Una goccia di vetro sottile, al cui interno diversi fili di rame e oro sprigionano una luce intensa. Il complicato aggeggio è appeso per mezzo di un sostegno chiamato "lampadario" mentre una sottile filamentosa collana di corde e cavi lo collega al resto dell'edificio. - Mi saprai spiegare questo, ad esempio? Com'è possibile che la Scienza abbia prodotto questa diavoleria? - Stringe le dita sull'involucro, strilla – L'ennesima prova, come se non bastasse! Brucia! Dannazione, brucia! -

- L'ebreo che l'ha inventata ha deciso di chiamarla "lampadina" . Nemmeno io saprei spiegarti come funziona l'elettricità, non è il mio campo. In ogni caso, ti assicuro che sì è scienza e no, non abbiamo catturato nessun angelo per costringerlo in ogni lampadina della città. Solo voi bifolchi idioti dell'Università classica potreste congegnare simili ingenuità. Esattamente come non sono serviti miracoli per ripulire la città e inventare un nuovo sistema fognario. Si chiama ragione. A volte semplice buon senso. Migliora la vita. -

- E ti precipita nella dannazione. Ma visto che sai tanto, messere. - Usa il termine con tono spregiativo, beffardo – Mi spieghi perché la scienza non riuscì a salvare la Regina? -

- Fu la Regina a scegliere di morire, piuttosto che combattere la figlia. La principessa puttana che ora incoronate era giunta armata, con il suo frocietto azzurro e la sua scorta di mercenari al soldo. Il Drago era lontano, a difendere le mura. Un errore. La Regina era brava nell'usare lo stocco, ma uccidere la riempiva di disgusto... E uccidere la sua stessa figlia... Non era il mostro che temevate. Scelse di fuggire, ma il frocietto azzurro che tu servi strappò una balestra al mercenario più vicino e la trafisse alla schiena. Un colpo vigliacco. Agonizzò lungamente, prima di spirare. Il drago venne colpito all'ala sinistra da tre colpi di balista, il legame che condivideva con la regina si spezzò alla sua morte. Riprese forma umana e fuggì. -

- Un ottimo riassunto. Ma non hai accennato alla forma umana che assumeva il drago, o così si mormora. Un vecchio con la barba, mantello grigio e una pipa di salice. Tabacco colorato, dalle volute verdastre -

Il fumo che stavo per aspirare mi sale in gola. Soffoco. 
Esalo vapore ardente, sottili arabeschi di fumo e saliva verdastra. 

- Non sei un giornalista – Balbetto.

- Agente delle forze speciali, mostro! Venite fuori! – Urla.

Dalla stanza vicina irrompe un romorio di passi, calzari ferrati che percuotono il pavimento. Cigolio di balestre che vengono caricate, sbattono le spade nella custodia. Una trappola. Una spia. Una fottuta trappola. Naturale, naturale... La cerimonia, la rabbia. Ho perso la prudenza. I passi si avvicinano. In ginocchio, tossisco. Vomito sostanza verde. 

- Razza di stupido! Abbiamo avvelenato ogni oncia di tabacco aromatico nel regno, messere. O forse dovrei chiamarti col tuo vero nome, Drago? E sei all'interno di una casa in pietra, schifoso mostro! Prova a trasformarti e vedrai il tuo corpo blasfemo sfasciarsi contro le pareti. -

Vomito ancora. La porta dell'appartamento sul terrazzo sbatte, dilaniata dai cardini. Si sfascia, rovina sbilenca. Irrompe il primo soldato, che con un unico gesto fluido sfodera la spada. 
La spia mi afferra per la barba, espone la gola. Vi punta uno stiletto sottile.

- Il principe azzurro ha espressamente ordinato la tua testa impalata, Drago! -

In quell'istante, sento l'ultima oncia di tabacco uscire dalla gola in fiamme. Sogghigno, sfregio di zanne che si allungano sul viso. Ridacchio. La pelle comincia a sfaldarsi, perde consistenza. Le prime scaglie affiorano nella carne viva. Sento le orecchie allungarsi, mentre un corno mi erompe dalla fronte, come un vulcano marino. Sento la mia faccia esplodere, i frammenti di quella patetica maschera di pelle e plasma schizzare tutt'intorno, in un lago di sangue. La spia molla di mano lo stiletto, quando il mio corpo nella trasformazione diventa incandescente, metallo fuso in continuo movimento. Col viso di una mostruosa lucertola, spalancò una lunga fila di zanne nel sorriso di un coccodrillo gigante. 

- Posso trasformarmi quanto voglio, messere! -

Vomito fuoco. Chioma avvolta nelle fiamme, la spia barcolla indietro. Fissa allucinato i primi due soldati che entrano, puntano le balestre. - No! - Implora. Muore trafitto.
Gli stivali ormai più non contengono le zampe artigliate e scoppiano, le cuciture tese allo spasimo che partono in aria, quando la mia intera ossatura s'allarga e alleggerisce. Con mani ormai manopole fuse in una massa di carne e scaglie, afferro il bordo del terrazzino. Uno scampolo di ali crescono, lacerano i resti delle vertebre della ormai vecchia schiena umana. 
Mi lancio nel vuoto. 
E con ogni grammo della mia volontà, la coda serpeggia in aria, frusta quel vento mattutino. Delizioso aroma di fuoco, e carbone che brucia e nuove industrie. Spalanco come un'aliante di quel genio, Da Vinci, gigantesche ali di sottile membrana. E sulle teste di migliaia di fedeli sudditi alla vera regina, ruggisco. E stavolta, applaudono sul serio. 

venerdì 18 ottobre 2013

The wolf among us - La Telltale games ci riprova

Fables era in origine una serie a fumetti dell'ottimo Bill Willingham, prima che la Telltale Games, reduce dal bagno di folla di The Walking Dead decidesse di trasformarla in una nuova avventura grafica a episodi. 

Uso il termine "avventura grafica" in modo improprio temo, perché degli enigmi e della lentezza che hanno da sempre caratterizzato questo genere è rimasto ben poco. Già in The Walking Dead la spinta verso la narrazione era massiccia, ma prevaleva di tanto in tanto qualche relitto di combinazione oggetti e cervellotico gioco d'incastri. Di quest'eredità "cruciverba" The Wolf among us se ne libera sin dall'esordio stesso, mescolanza serrata di dialoghi e QTE che non fanno rimpiangere la lentezza ripetitiva di certe vecchie serie, lodate da molti, giocate da pochi, effettivamente apprezzate da pochissimi. 
Se cercate avventure grafiche, tenete un occhio sui molti (issimi) progetti indie/ Kickstarter, o compratevi La Settimana Enigmistica. The Wolf among us continua sulla scia delle scelte morali di The Walking Dead, confezionando a tutti gli effetti una visual novel ottimamente svolta, dinamica, ma lontana dalla sensazione di "giocare" che possono trasmettere altri titoli.

Nel fumetto, il mondo delle Fiabe è stato invaso da una maligna presenza, l'Avversario, che dopo sanguinosi macelli ha spinto i diversi personaggi di ogni fiaba a emigrare nel mondo reale, in un esilio di rabbia, sporco e rassegnazione. Nella New York contemporanea Biancaneve, il Cacciatore, il Principe Azzurro, il Lupo Cattivo, la Bestia... Convivono tutti in ghetti e alto borghi, dibattendosi nelle ovvie difficoltà del mondo reale.


martedì 15 ottobre 2013

Guerriere fantasy e uniformi americane



Brienne di Tarth
C'era un tempo in cui non si poteva accedere alla bloggosfera senza trovare qualche discussione (troppo seria) sulle donne guerriere nel fantasy. Fisica, scienza, storia; di tutto per giustificare l'improbabile immagine della tradizionale guerriera fantasy che gnocca e prosperosa mulina (il verbo stesso mi fa rabbrividire) gigantesche spade a due mani, che tira con archi lunghi, il tutto ovviamente a cavallo di un drago, in armatura pesante o completini fetish. 
Ora, intendiamoci: nell'immagine Heavy Metal Style della guerriera fantasy non c'è nulla di male. Ma giustificarlo come "realistico" pone qualche oggettiva difficoltà. Col senno di poi, la Brienne di Tarth di George rr Martin risolve facilmente la situazione: ma lo scrittore quattordicenne, Paoliniano, mi verrebbe da definirlo, non vuole un personaggio brutto e complesso psicologicamente. Vuole una fantasia sessuale, che alimentata da Mmorpg e D&d difficilmente sarà interessante. Questo per dire che non c'è nulla di male nemmeno nelle fantasie, se ahimè un minimo originali. Sulle vecchie enciclopedie di racconti della Marion Zimmer Bradley, molti scrittori erano maschi, ad esempio.
A voler distruggere definitivamente l'argomento, per avere un personaggio femminile carino e grazioso che combatta con l'abilità di un maschio basterebbe spostarsi nel 600, nel 700; fioretto e armi da fuoco e già (un minimo) di realismo l'abbiamo raggiunto. Ma ancora una volta Paolini lo scrittore quattordicenne, non vuole un fantasy originale: vuole il fantasy medievale, con la santa trinità di elfi, umani e nani. 
Eowyn nel cartone animato pre-Peter Jackson
Quest'idea, che basta vestire una donna da maschio per farla combattere come un maschio sembra aver investito l'esercito americano, che solo dopo dieci anni di conflitto s'è accorto che in effetti le uniformi di guerra maschili non andavano bene per le donne.

venerdì 11 ottobre 2013

Meravigliosi automi (Castle Falkenstein)


Non è una novità che specie nella storia moderna Progresso militare e Tecnologia procedano di pari passo. Le prime gru a vapore erano colossi ingombranti e fragili, che non avrebbero mai potuto eguagliare la semplicità allo stadio dell'arte delle gru a trazione animale o umana; ma la necessità di sollevare cannoni e artiglieria le resero d'improvviso necessarie, portando verso la seconda metà dell'ottocento al binomio vapore/ energia idraulica che a lungo caratterizzò la tecnologia portuale dell'impero britannico.
La potenza dei Clipper nel campo del commercio marittimo non venne mai messo in dubbio dai piroscafi, fino a quando la spinta dell'industria militare non portò a sempre maggiori migliorie nel campo della meccanica navale (passaggio dalla "ruota" delle Steamboats del Mississipi, all'elica moderna).
In tempi più recenti nessuno avrebbe immaginato che dalla necessità di una rete di comunicazione per fronteggiare il nemico nella Guerra Fredda, sarebbe nata una cosa tanto triviale e complottista quale Internet... 

In tal senso, passando al campo dello Steampunk mi verrebbe da distinguere in due possibili ambientazioni; un'ambientazione in cui la tecnologia è ancora solamente militare, con quanto comporta in termini di "sorpresa" – l'arma segreta, il cannone colossale, l'automa gigante, prototipi di tank – e quanto comporta in termini di "ambientazione" – la prima guerra mondiale, la guerra franco prussiana, nel caso nostrano il Risorgimento, la guerra di liberazione del Piemonte.

La seconda ambientazione è per così dire "post-militare"; la tecnologia è ormai diffusa nella vita comune, con quanto deriva in termini di worldbuilding.
Rozzi modelli di reti Internet a schede perforate, automi per i lavori domestici, email per via post pneumatica (magari con "Spam" che è davvero spam, cioè spazzatura reale, che ti arriva via "tubo" LoL!) società ancora più classiste per effetto della tecnologia (magari genetica, non per forza a vapore) per non dimenticare dei mezzi di trasporto, dalla metropolitana nella Macchina della realtà a nuovi prototipi di ferrovie, dirigibili, automobili a vapore, ciclomotori ecc ecc
E' chiaro che la seconda ambientazione costringe a sforzi notevoli, in quanto si tratta di riscrivere una società che non è la nostra, ma quella vittoriana, già di per sè a noi estranea. Ma sul piano dell'interesse trovo la seconda ambientazione molto più affascinante, con agganci migliori in fatto di personaggi e trama.

Parassiti!!!11
Nuova tornata di traduzioni dal supplemento Steampunk "Steam Age" di Castle Falkenstein.
Ho scelto di tradurre Elrich Clockmaker, il nano inventore dei due automi in questione Elrich l'Orologiaio. Per enfatizzare il ruolo di "servitore", governante del primo automa ho scelto l'espressione "Automa massaia".

Con questi portentosi prodotti della scienza raggiungiamo finalmente due importanti obiettivi, sul piano del progresso civile e militare. Con l'automa adibito ai lavori domestici possiamo finalmente cacciare questa servitù umana che come insegna il caso del mio corrispondente inglese, attenta continuamente all'unità famigliare rubando l'argenteria e malvagiamente seducendo il padrone di casa.
Finalmente questa sottoclasse parassitaria tornerà dai suoi simili, nelle strade.

L'automa guerriero invece raggiunge questo secondo importante obiettivo: meccanizzare la guerra, arrivare alle battaglie come scontri di soldatini ai nostri ordini.
L'idea della guerra infinita e indolore è finalmente vicina, per la gioia di ogni piccolo stratega.

martedì 8 ottobre 2013

The Versatile Blogger Award

Premi come il Versatile Blogger Award ricordano il meccanismo di virus come The Ring, dove per sfuggire alla maledizione la cassetta viene duplicata all'infinito, in una successione erratica e frenetica. 
Quindi, per dirla in parole brevi: se vi nomino nel post non sentitevi assolutamente obbligati a continuare la catena: mi addosso io la maledizione di questo "simpatico" premio ^___^

Il gioco prevede che io nomini un certo numero di blog, che ho scelto restringere allo sparuto numero di cinque, perché sono quelli che più frequento e che al momento non hanno ancora assunto fama planetaria. Scopo della catena è segnalare blog meritevoli; ma non c'è nulla di particolarmente utile, nello segnalare blog dalle migliaia di visite.



Ordunque, dopo aver ricevuto il premio dalla gentile Amnell:

Quanto davvero apprezzo di questo blog, è la pervicacia con cui Forlani ha esordito pubblicando racconti e senza batter ciglio, ha continuato a pubblicare solo racconti. In altre parole, mentre il solito blogger di turno (come il sottoscritto) si stufa presto passando ad articoli più di "massa" Forlani continua invece nella narrativa pura e semplice, inanellando una collezione di premi degna di un cavaliere alle giostre.

Frottole 
Questo è un premio molto sulla fiducia, " Frottole" ha aperto da poco. Ma il blog merita e il prode Madeddu esce dall'esperienza monastico-misticheggiante dell'anno con Tumblr (Alomadeddu.tumblr.com).
Il suo precedente blog- Le cronache dei disadattati- sembrava inoltre già ben avviato.
Diverte molto che i titoli siano eccellenti chiavi di ricerca che celano in realtà tutt'altro argomento. 
Well placed, my friend!

Un premio strano: Mister Bit, alias Matteo Bittanti, ha abbandonato la collaborazione con Wired un bel po' di tempo fa, spostandosi, a mio parere giustamente, verso lidi più astratti e seri, che ogni tanto compaiono sulla blog roll. 
La qualità degli articoli, degli spunti, dei link proposti è tuttavia rimasta e nonostante dunque non sia in senso stretto un blog, e ancor più non sia un blog attivo, consiglio davvero di fare un salto negli archivi. 
Il mio primo vero articolo che raggranellasse un buon numero di visite e condivisioni deve molto a Bittanti, che leggevo già alle Superiori su Giochi per il mio computer. 
Frugate, leggete, annotate: in questa figura d'intellettuale video ludico che, laureato in letteratura inglese, ora insegna alla California College of the Art, c'è molto da imparare. 

Ancora una volta, più un archivio che un blog vero e proprio. C'era un tempo in cui Dr Jack commentava spesso, prima che scomparisse verso più remunerativi lidi. Il primo della transoceanica emigrazione verso le colonie oltremare. Il sito è una raccolta sterminata di guide fai-da-te, consigli di scrittura, sproni e incitamenti, lunghe rassegne sul come costruire al meglio un mondo fantasy. 
C'è troppa enfasi sul fantasy "medievaleggiante" per i miei gusti, ma i consigli sono ottimi, scritti in modo talmente piano da essere comprensibili anche per un australopiteco come il sottoscritto.
Insomma, buttateci un occhio, perché sinceramente Fantasy Eydor meritava di decollare in popolarità molto più di altri (brutti) blog.

C'è un fanciullino retard in tutti noi; me ne sono accorto quando entrando nel blog Errori di Stumpa sono rimasto diversi minuti a far ruotare a trecentosessanta il muso del gatto nella colonna a sinistra. 
Lo so, lo so: deprecabile. Ho un rapporto strano col teatro; devo andarci con le persone giuste, altrimenti rischio di scivolare nel sonno più atroce. Ed è un peccato, perché a Trieste il numero di teatri è a dir poco elevatissimo; anche se trovare qualcosa di più che la trilogia della villeggiatura di Goldoni (sigh) è sempre impresa difficile.
Chiudendo la divagazione, seguo silenzioso Senza errori di Stumpa da un po' e trovo che in un certo senso ottemperi alla mancanza di una trattazione dei "classici" (per dirne uno; Dickens) che spesso sui blog vengono citati solo come esempio polemico, o massacrati come sfoggio rivoluzionario.

Bene, questa è fatta. 
Ora la seconda parte, Sette cose "su di me".

venerdì 4 ottobre 2013

Pipe of the week (10)

Vecchio ritaglio trovato sfogliando alcune copie scannerizzate del mitico Heavy Metal,
la raccolta di fumetti e storie fantastiche che ha trasmesso in America Metallo urlante e il compianto Moebius.

Sento che c'è una storia dietro quest'immagine e intendo assolutamente scriverla U__U

Ad ogni modo, uno scrittore, una pipa: un post scansafatiche per il nostro erratico appuntamento del venerdì.


martedì 1 ottobre 2013

Lanciare gatti nello Spazio

Viviamo in tempi tristi.
Laddove una volta le avventure spaziali erano epopee celebrate con ottimismo scientifico, ora naufragano in finanziamenti cancellati, polemiche sui costi irrisori, luddismo di benpensanti con troppo tempo libero.

Con la Nasa che stringe la cinghia e continua, non sorprende che altre grandi potenze abbiano deciso d'abbracciare il cammino dello spazio, per ottenere successo e riconoscimento internazionale.
Dopotutto, il vero colpo mortale al progresso spaziale è stata la scomparsa dell'Urss, tracollata dopo lent'agonia. Come viene efficacemente espresso dai critici anti-hegeliani, la scomparsa di un contendente non è mai bella cosa. Equilibrio e ricchezza si realizzano con lotte e antagonismi, non con triti monopolii. La scomparsa della dialettica oppositiva, l'Aufhebung, il " superamento che conserva" hegeliano (americano?) si traducono sempre in un predominio stagnante.

Gatti nello spazio! Nyan cat! ...
Così accogliamo con favore che l'Iran abbia deciso di lanciare un gatto nello spazio. 
Non ha perfettamente senso, che uno Stato che ha già dimostrato d'essere incapace perfino di usare photoshop scelga risoluto di gettarsi nella corsa allo spazio. Ma dopotutto, perchè no? 
Abbiamo lanciato cani e scimmie; mancava un gatto, per completare il trittico degli animali dell'uomo.

Mi chiedo se a questo punto la Svizzera lancerà nello spazio un criceto...
Emh. Okay. Il gatto in questione sarà un gatto persiano; informazione curiosa, considerando che l'Iran occupa quella che una volta era la cara, vecchia Persia. E se tornerà vivo- tentativo già provato con mezzo successo dalla seria (?) Francia- senza dubbio le informazioni biologiche e tecnologiche risulteranno utili, al fine del più nobile lancio nello spazio di un astronauta iraniano, nel 2018.

In attesa d'ulteriori sviluppi, non posso fare a meno d'immaginare il grumpy cat di Internet vagare incazzato nello spazio, una smorfia di assoluto nichilismo sul volto... Un'immagine di desolante pessimismo esistenziale... ma come ho detto, viviamo in tempi tristi.