lunedì 30 dicembre 2013

Giocattolini steampunk per bamboccioni capitalisti


Industria Mechanika è il nome di una ditta di miniature e modellismo in grande scala, che produce pezzi da collezione per pittori, assemblatori folli, miniaturomani insaziabili.

Il gusto nella riproduzione, nei pezzi, nel design è stupendamente difficile, rivolto a gente che il taglierino lo sa maneggiare e non trema all'idea di assemblare centinaia di pezzi. Ovviamente tutto ciò viene a un prezzo, che è mostruosamente alto. Certo la resina, la cura nella confezione, nell'assemblaggio. Ma de facto il titolo non è messo a caso; in epoca vittoriana questi sarebbero i soldatini di piombo che solo il figlio della Regina può impunemente permettersi.

La scala è gigante, poco adattabile a conversioni e utilizzi da gioco; la componentistica delicatissima; la pittura ardua. Però... C'è qualcosa che mi affascina molto in alcuni pezzi, che sembrano sconfinare dalla produzione di serie, destinata alle masse, all'oggetto artistico che l'esteta apprezza ammirare sulla mensola, accanto al cranio mummificato di uno Zulu, di un RugaRuga, accanto al manoscritto miniato trovato in quell'oscuro convento italiano. Se viaggiassimo indietro nel tempo non dubito che simili oggetti li venderemmo bene, nei negozietti londinesi, per le menti esasperate di Oscar Wilde e altri sfortunati emuli.

Inoltre, guardate! Sul serio, date un'occhiata al sito, alle fotografie, agli artwork.
Se davvero vi dichiarate seguaci dello steampunk non potete non apprezzare quella statuetta coloniale gigante che è il Crononauta.
Magnifico esempio della superiorità occidentale sulla vile bestia venusiana.



Per non parlare dell'aggraziato Sommergibile dal lungo Naso, una folla rivettata fatta carne plastica, sprezzante di ogni buon senso, di ogni volontà di “far piacere” ai giocatori tradizionali, roba che guardi e già sudi all'idea di assemblare quei pezzi delicatissimi e ahimè costosissimi...
Facilmente possiamo guardarlo sguazzare nei mari del Nord, comandato da un élite di ribelli Feniani ansiosi di abbattere il naviglio della grassa Vacca imperialista, la Regina Vittoria.

sabato 28 dicembre 2013

Lo Hobbit (2) La Desolazione di Smaug


Quello che la gente non capisce e non capirà mai, è che lo Hobbit, pur nella rielaborazione "libera" di Jackson, non è il Signore degli Anelli. Semplice, no? Lo Hobbit precede Il Signore degli Anelli, sia nelle vicende storiche sia nella scrittura effettiva di Tolkien. Se Il Signore degli Anelli mostra i muscoli di una struttura narrativa e di un worldbuilding ammirevole, lo Hobbit viene da Tolkien scritto come favoletta per bambini, come divertissement.
Fiabetta con due palle così, se mi permettete, ma pur sempre opera minore. Distinta, perchè diversa.
Ma questo la gente non l'afferra. Leggono Peter Jackson a caratteri cubitali sui poster, guardano il trailer e pensano che Oh Oh Oh Hanno fatto Il signore degli Anelli 2! Fico! Guardiamolo!

Lo Hobbit non ha la coerenza interna del suo fratello maggiore, anzi. E' deliziosamente fiabesco. La girandola di roba in cui incorrono Bilbo&compagnia ha la stessa sostanza degli incontri casuali di D&d
Vera musica per le orecchie di chi ama il fantasy, ma pur sempre diverso dalle avventure di Frodo. Parecchio diverso.

La tipica coerenza di Gandalf
Quindi non mi sorprendo, se anche in questo secondo episodio fioccano le critiche di chi deluso dalle sue aspettative di vedere il "Il fosso di Helm secondo round" commenta alla splendida chiusura del film che... 
"Era meglio l'ultimo Harry Potter"
Il mio regno per la testa di quel fellone in un sacco.

A misurare poi ritmo e azione in questo secondo episodio, ci si sorprende di quanto risulti serrata l'azione, quanti eventi vengano compressi, accelerati, velocizzati. Se il primo film aveva una partenza lenta e incerta, il secondo preme sul turbo, sfracellando in un'orgia di azione ogni minimo dubbio. La regia deborda, scivola in splendidi eccessi
Nella scena della fuga nei barili, i nani diventano macchine di puro spettacolo. 
Rotolano, volano, s'infrangono. C'è un momento in cui il barile di Bombur si rompe e capovolto il nano usa legno e ferro come un'armatura. In quell'istante ho pensato: Wow, un nano in un esoscheletro da combattimento! Geniale! Nella stessa sequenza, Legolas saltella sulle teste dei nani come un'acrobata sui ciottoli di un fiume; o più avanti sempre Bombur- che ricordando una palla permette giochini registici del genere – piomba sul soffietto gigante delle forge di Erebor. Molti storceranno il naso. Ma io trovo che l'operazione compiuta, il senso di grottesco, di pura meraviglia, sia insostituibile.

venerdì 13 dicembre 2013

The Dreamlands

Pipe of the week (11)

Le pipe hanno grande significato simbolico.
Mettete una pipa in qualunque contesto e sentirete l'ambiente invecchiare, tingersi di grigio, antichità e antiquariame. E' contagioso, è piacevole. Più pipe riunite in un singolo luogo sovvertono il tessuto moderno della realtà, introducono una sensazione di fotografia ottocentesca che poche altre cose possono replicare. La barba, forse. Quando scesi dal treno per Lucca Comics incontrai per caso un altro mio amico, che seguiva identico tragitto. Che mi rammentò stupito, quanto io e il mio compagno di viaggio sembrassimo vecchi: e non era per le rughe, il viso, o altro: era perchè vestivamo entrambi giacche e camicie e all'angolo della bocca trionfava un lungo, elegante bocchino. Gli avevamo ricordato suo nonno. O suo bisnonno. Fortissime impressioni.

Dreamlands, progetto indie sulla terra dei Sogni di Lovecraft riprede inconsciamente proprio quest'elemento, la pipa, nei primi frammenti del Teaser. Il regista aveva sotto mano un sacco di altri elementi, molto più esoterici e avvincenti: ma ha scelto di inquadrare una vecchia pipa scheggiata, lasciando statuette oniriche, crocifissi e altra mercanzia dell'Occulto in sottofondo. Perchè?
Semplice, perchè la pipa da tabacco è misteriosa. Invecchia, ma invecchia bene.
E by the way, date un'occhiata al teaser, perché eccezionalmente ben fatto.


La Dreamlands non è Cthulhu: è piuttosto la landa del misterioso, dello straniante.
Il piacere a volte sublime, a volte orrorifico del Sogno.
E Dagon solo sa quanto il piccolo H.P. amasse sognare le più bizzarre cose...

mercoledì 4 dicembre 2013

Ventimila visite! ^_^


In realtà delle statistiche me ne frega poco. Quanto mi affascina, quando guardo quel contatore salire e scendere è ispezionare i miei soldati lettori: cercare di capire come arrivino al blog, attraverso quali tortuose strade, per tramite di quali link, immagini, condivisioni arrivino a sbirciare quel dato articolo. 

La verità sempre più amara è quanto Google ormai poco valorizzi i contenuti dei blog; forse per concorrenza sempre più forte, forse perché dal passaggio ai nuovi algoritmi qualcosa nella policy è cambiata, ricevo sempre meno visite "casuali". Un anno fa, pur ricevendo metà delle visite che ora accumulo, c'era sempre qualche buffa chiave di ricerca via immagini, qualche enfatica, bizzarra ricerca nel cuore della notte. Accennavo a un argomento di sfuggita, con poche ripetizioni, poche parole chiave, eppure qualche visitatore occasionale interessato all'argomento arrivava sempre. Al momento, invece, le chiavi di ricerca scarseggiano. Senza condivisioni, senza quegli occasionali "mi piace" avrei le palle tagliate da un pezzo.
Sul bottone "mi piace": l'avevo sempre disprezzato, ma devo dire che agisce molto bene retroattivamente, valorizzando gli articoli più vecchi. Mr Zuckerberg serve a qualcosa, per una volta.

Passando a notizie di natura tecnica.

Da qualche mese ho cambiato il titolo del blog, che è passato da "Zenoraptor" a "Cronache Bizantine". Cronaca bizantina di D'annunzio mi ha salvato il culo a un esame e ho colto l'occasione per cambiare titolo, considerando che il precedente era stato usurpato da una quintalata di spam, per non contare un account Deviant Art con lo stesso nome e un orrendo canale Youtube di un amerikano che per di più si lamentava coi suoi commentatori che gli avevo "rubato il nome".
Robe de mati.

Cronache bizantine 

Cronache bizantine, quindi! Tanto l'url è sempre lo stesso. 
Se mi avete in blogroll col vecchio titolo, cambiatelo. Pensavo sarebbe successo automaticamente, nel caso dei blog affiliati con blogspot, ma niente da fare. In ogni caso, poco cambia.

Dime Novels Romanzetti!

Accanto a sporadici racconti sto completando con lentezza esasperante due romanzi che mi bruciavano in pancia da due annetti buoni buoni. Sono ancora in fase Alpha, è pieno di bug, errori di sistema, schifezze varie, ma sento di potercela fare.
  • Katherina
Katherina in abiti civili
(in realtà mio ritaglio da un fumetto dell'Heavy metal del 92')
Avevo iniziato a pubblicarlo sul blog con l'etichetta Donne, dirigibili e brutti contadini.
In una Repubblika dove progresso industriale e classismo vanno di pari passo, capitano Katherina Jennings Tanner, comandante di Zeppellin, scopre che una rivolta di contadini nasconde in realtà una mostruosa invasione aliena... 
" Un'opera immorale!" La Regina Vittoria.
" Schifezze per chi legge su quegli elettrolibri a basso voltaggio " Dickens.
" All'Indice. Subito. " Pio IX. 
" Mi sono molto divertito " Bakunin.
" Finalmente una protagonista femminile con le palle! " Voltairine de Cleyre.
" Tutta roba vera " Cthulhu.

Suona come una cazzata, questo tentativo di sinossi? Beh, lo è, LoL.

venerdì 29 novembre 2013

Giacobini steampunk e strane macchine infernali

Piccola segnalazione per un episodio curioso in cui sono incorso studiando Storia della Francia.

Nel corso della rivoluzione francese molti dei caratteri del giacobinismo prima di venire esportati all'esterno in forma di conquista militare (Napoleonica) vengono spesso già assorbiti dai circoli della plebe urbana dei diversi popoli confinanti, fatti propri da larghi ceti della bassa borghesia e diffusi mediante una produzione sotterranea di libelli, vignette e quelli che oggi definiremmo fumetti a violento intento satirico (in effetti al cui confronto le attuali strisce son roba da leccapiedi che godono del consenso di entrambe le parti).
In Austria, in quel calderone che è Vienna, riescono a formarsi due circoli; il Barone Andreas Riedel (ex di Leopoldo), dove troviamo un ufficiale, Franz Hebenstreit; e il circolo del poeta fra massone Aloys Blumauer, i cui contatti annoverano due importanti armatori navali. I due circoli coinvolgono principalmente burocrati, fedeli del giuseppinismo di ferro illuminista, piccolo clero, medici, intellettuali, qualche studente fuori corso. Senza un reale appoggio se non nei contadini (fondamentale alleanza fra città e campagna) almeno nella plebe urbana (Bottegai e artigiani) il movimento è presto destinato alla sconfitta.

Nell'estate del 1794 Riedel e Hebenstreit decidono di passare all'azione: creano una Lega per l'Uguaglianza antiaristocratica, redigono una professione di fede in forma di poema, Homo hominibus, in cui auspicano: nuova legislazione in favore dei diseredati, abrogazione delle vecchie leggi, un regno dell'Uguaglianza, dell'Armonia e della Pace. E' un bel programma, se non fosse che a conoscere gli intenti del circolo giacobino sono solo un pugno di intellettuali. Le speranze di una sollevazione sono realisticamente basse.

Nel giugno 1794 l'attivissimo Hebenstreit manda due membri del gruppo a Parigi, per presentare i piani di sua invenzione per una temibile macchina da guerra, che da Vovelle viene descritto come 

"una sorta di carro irto di falci contro la cavalleria"

lunedì 25 novembre 2013

Robottoni a vapore (Castle Falkenstein)


Ho grandi perplessità sulla venuta di Putin a Trieste. 
Anni di fedele blogging mi hanno convinto quanto poco i complotti sulla rete siano incredibilmente dementi attendibili. Prendiamo il jumper elettronico che verrà usato dall'intelligence russa per disturbare i dispositivi elettronici in Piazza Unità e dintorni. Noi, povere pecore soggiogate dal malvagio nuovo ordine, crediamo che sia una semplice misura precauzionale; ma già attivi cittadini facebookiani (sic) s'interrogano sulle reali ragioni dello Zar moscovita.
Perchè, questa mossa?
Terrorismo, le solite scuse?
C'è un complotto.
Io, dall'alto della mia sterminata cultura nerd, punto all'ipotesi che Putin stia nascondendo un Kaiju livello quattro nel Mare Adriatico. Dopotutto il porto di Trieste vanta uno dei fondali di maggiore profondità: perché non sorprendersi che venga nascosto laggiù un gigantesco mostro, pronto ad assalire le giuste&Democratike&Gay potenze occidentali? Mi pare evidente, è un complotto, un attentato alla cara RepubbliKa Italiana. Quando il Kaiju livello quattro andrà all'attacco, le onde elettromagnetiche sul dorso spegneranno definitivamente qualsiasi meccanismo di difesa.



C'è un unica speranza, lettori: lo Jaeger a vapore degli Asburgo!
Analogico, alimentato a carbone dalla sacra Boemia, cara vecchia tecnologia monarchica. Spezzeremo le reni della Russia Zarista e andremo alla rapida conquista dei Balcani promessi ma mai ottenuti dai trattati con i Russi! Spazzeremo gli infedeli... Cosa? Non esiste più l'impero ottomano? E nemmeno gli Asburgo? Ah, l'età, il tempo che scorre troppo veloce...

Traduzione dal supplemento Steampunk di Castle Falkenstein. Ovviamente è da preferire la versione originale, ma spero possa divertirvi/ essere utile comunque.

Automa Gigante a Vapore di Lord Tomino

venerdì 22 novembre 2013

Web serie steampunk: The World of Steam


The World of Steam è una web serie steampunk finanziata via Kickstarter, il raccoglitore di fondi "dal basso" che sta conoscendo una continua crescita negli ultimi anni. Seguo poco in tal senso l'ambito del cinema, a differenza di videogiochi e giochi da tavolo, dove ho assistito coi miei occhi a progetti che le grandi industrie difficilmente avrebbero consentito.

The World of Steam si presentava nel progetto come una serie già abbozzata, ma disperatamente bisognosa di fondi, in particolare per migliorare scenario, fotografia, effetti speciali.
Curatore (e in parte) attore è il simpatico Matt Yang King.
La serie prevedeva una struttura a episodi auto conclusivi, con un tocco di magia e meraviglia che avrebbero dovuto ricordare l'equivalente sci fi "Ai confini della realtà".
C'è una voce narrante, un episodio misterioso, un finale straniante.

Il primo episodio è uscito Gratis su Youtube qualche giorno addietro.
The Clockwork Heart segue le avventure di un inventore, della sua sposa, di un misterioso automa meccanico. 


Sono due le caratteristiche che colpiscono in questo primo episodio pilota:
  • Una sontuosa cura nel dettaglio, nel verosimigliante, nella credibilità dell'outfit di vestiti e ambiente. Non siamo nel campo dei cosplay che si fingono attori, dei mostri modellati col pongo, degli attori che balbettano battute. Nulla di eccezionale, intendiamoci: è appena passabile, qualcosina si poteva migliorare. Ma guardate la cura nei dettagli dell'automa, cuoio, acciaio e tubature. O la raffinatezza del gioco di Silhouette del flashback.
  • Colonna sonora e fotografia sono buone, un'attenzione nella ricostruzione piuttosto rara. Troppe volte mi sono imbattuto in corti che usavano filtri che ricordavano un filmato casalingo (quale in effetti era). O che al contrario distorcevano a tal punto la fotografia che ti veniva nausea. O che mascheravano la mancanza di fondi (e idee, aggiungerei) con interminabili riprese di dettagli (la spallina, gli stivali, il pavimento sporco... Ohhh) a cui te lettore non te ne strafregava niente. Invece in Clockwork heart c'è un minimo di equilibrio.
Attendo ansioso il secondo episodio, nella speranza che quell'eccesso di melensaggine presente nel finale svanisca per sana azione (e un pizzico di Horror) che nel kickstarter che tanto promettevano.

martedì 19 novembre 2013

Beyond: le sue anime dell'idiozia


Le istituzioni decadono. 
E' una legge naturale: tutto, prima o poi, non si limita a passare di moda, ma transige, decade, scompare. Diventa obsoleto, un oggetto nostalgico, un ricordo da rivivere. 
Viene cancellato, si trasforma, se ne piange il ricordo.

Tuttavia, non viene mai sottolineato come un'istituzione non muore pacificamente. Lotta sempre fino all'ultimo, sfruttando ogni aggancio, ogni possibile espediente, ogni mezzuccio, per quanto meschino esso sia. E ciò vale ancora di più per i mass media, che se avvertono la propria supremazia venire attaccata si chiudono a riccio, lanciano pogrom, si battono come demoni infuriati.

E' una brutta faccenda. E' una brutta faccenda perché l'azione del mass media minacciato diventa spesso violenta, tenta in ogni modo di conservare artificialmente i motivi per cui esisteva. E' un malato che preserva la propria malattia, che la rende terminale, pur di continuare a usufruire dell'ospedale, di quello stuolo di medici e infermiere ai suoi ordini. Così non mi sono sorpreso, quando leggendo Sorrisi&Canzoni a casa della mia cara nonna, ho incontrato una bizzarra, nuova rubrica intitolata
I nuovi oggetti per vedere, ascoltare, connettersi, giocare
Ora, già il termine oggetto (oggetto=cosa) è scorretto, brutto e antiquato.
Sorrisi non è una brutta rivista... Oddio, dipende da cosa intendiamo per brutto. E' una rivista televisiva. E la televisione è uno dei mass media in flessione. Non ho statistiche per affermarlo, è più un dogma marxista, quel genere di affermazioni nello stile "Il capitalismo si autodistruggerà, la rivoluzione è vicina! (continuante a ripeterlo dall'alto delle vostre poltrone in pelle di baroni universitari, mi raccomando...) "
La radio non è scomparsa con l'avvento della televisione, la televisione non scomparirà con l'avvento di Internet. Discussioni vecchie. Tuttavia, nella logica del Mass media che si sente minacciato, Internet e videogiochi sono due possibili, pericolosi rivali, che occorre demonizzare. 

Non a caso, nessuno si preoccupa di porre una password all'utilizzo della televisione, non sente di doverlo regolamentare per proteggere suo figlio. La televisione è rassicurante, è casa, specie nelle statistiche delle famiglie spagnole e italiane. La rete pronta a disturbi, a manie, è invece territorio esterno, selvaggio. Pericoloso

C'è da considerare che col tempo questa propaganda ha iniziato a logorarsi, a perdere efficacia. 
Facebook è stato un bel colpo finale, una piccola televisione all'interno di Internet (uguale volgarità+complottismo= successo completo). 

I videogiochi si sono alleggeriti, sono diventati cool, Internet è trendy, è social, è disinformata utile. La minaccia che Internet potesse sorpassare la televisione era altissima, certo. Ma con mossa tipicamente capitalistica, si è scelto di abbracciare, inglobare l'opposizione. Di portarla dentro, nell'utero rassicurante della televisione. Di renderla famigliare. Distorcerla. 
Addomesticare la violenza degli autoctoni con perline colorate e mi piace su Facebook.

All'interno della Rubrica, Sorrisi discuteva Beyond Two Souls. 
Sono rimasto sorpreso, perchè Beyond è un videogioco. Interpreti una protagonista con le fattezze offerte da Ellen Page, che soffre di un legame di natura extrasensoriale con una "presenza" chiamata Aiden. 
E' un videogioco, nonostante l'alta resa cinematografica, l'azione guidata, l'uso delle inquadrature. 
Non il mio genere, dopo averlo parodiato in occasione dell'E3. Ma rimane un videogioco, ripeto. Conseguentemente, un nemico dell'unione famigliare, del sacro patriarcato, qualcosa di "esterno", pericolosamente totalizzante. Mentre leggevo tuttavia, ho notato che assai abilmente, il redattore non usava mai la parola "videogioco". Paradossalmente, dall'articolo questa parola veniva totalmente bandita, espunta. Si usava la parola "film interattivo". Beyond non è un videogioco, ragazzi: è un film. In cui ogni tanto premi un bottone.
Dell'opera, costata 27 milioni di dollari, parlano tutti. Perchè? Semplice, non è un film tradizionale. E gli attori (che pur sono stati coinvolti in ogni fase e hanno recitato ogni singola scena) non compaiono in carne e ossa, ma in versione digitalizzata: in questo modo a guidare le loro scelte sarà lo spettatore, che potrà indirizzare la sceneggiatura verso 23 diversi finali. Sarebbe sbagliato parlarne come di un videogioco, anche se è necessario possedere una PlayStation3: si tratta di un'opera rivoluzionaria per la quale sono stati necessari tre anni di lavoro.
Vedete? Ecco la manovra avvolgente. E' sbagliato definirlo un videogioco, lettori. E' un film. 
Che tradotto, vuol dire che possiede vera dignità. Solo un film può vneire considerato seriamente. Solo un videogioco che rinunci a essere "gioco" snaturando così la sua vera essenza, può essere considerato seriamente. Beyond non è un videogioco, si afferma categorici. 
E' un film, dannazione. Un film! Non osate confonderci.

Poco importa che a conti fatti Beyond Due Anime preveda una gran quantità di scelte, di concreto gameplay in cui tocchi e manipoli. Che sì, sono cinematografici, ma che alla fin fine sarebbe sbagliato definire film. Piuttosto narrazione interattiva, librogame a scelte. Ma non è cinema. E sì, Sorrisi, sono d'accordo: è un gran peccato che si debba possedere una Playstation e non basti l'occhio catodico. Il videogioco per l'inevitabile progresso rischia di minare la supremazia della televisione: non deve dunque sorprendere che venga da quest'ultimo assimilato, mangiato. Trasformato in un appendice sterile, prontamente acclamata dalla critica.

E ora, un'immagine porca di Ellen Page, altrimenti questi miei deliri non li legge nessuno:



venerdì 15 novembre 2013

Indietro nel tempo (racconto)

Sì lo so, sono più di 500 parole e ciò abbondantemente supera la vostra soglia dell'attenzione, ma io continuo a sperare in visite e commenti ^__^


La macchina del tempo era una sfera metallica rivettata di bulloni e ingranaggi, che ricordava a Enrico un gigantesco magnete attira-spazzatura.
Sentiva i jeans stringere in vita, la cintura con la fibbia a forma di mouse anni Novanta segare la pancia in due. Invidiava la pratica tuta aderente della collega Lucinda, la maglietta intelligente da quattro soldi dell'amico Hacker Luca, perfino quegli inestetico, ma praticissimo SmartWatch che ronzava sul polso dello storico Polidori. Interrogò quest'ultimo, per alleviare la tensione prima del salto temporale.

- Allora: ho tutto? -

Il professore di storia consultò un database olografico, scorse velocemente un lungo elenco di foto vintage. Finse di picchiare più volte coll'indice sullo schermo invisibile. Un vezzo risalente a quando s'usavano schermi solidi e tecnologia Touch, che di tanto in tanto alcuni nostalgici fingevano ancora praticare. Irritante. Ma d'altronde, Polidori era uno Storico, un antropologo di usi e costumi dei primi anni del secolo Ventunesimo. Al pensiero, Enrico sentì il cuore accelerare i battiti, impazzire nella cassa toracica. Si calmò con lunghi respiri. Non è il momento, pensò. Era una strana sensazione, indossare vestiti così grezzi e malcuciti, senza un'intelligenza artificiale che rammentasse il numero di calorie consumate, il livello di alcool nel sangue, gli appuntamenti dell'agenda. Che monitorasse grado d'inquinamento dell'aria, respiri, sudorazione eccessiva. Indossava vestiti stupidi, poco da fare.

- Hai l'ipod? - Chiese Polidori.

- Cosa? Sì! - Frugò nella tasca, fino a esibire un rettangolino azzurro scheggiato. 
Constatò stupito il groviglio di cavi che fino a qualche secondo prima aveva diligentemente districato.

- Ogni volta che hai un momento libero, cammini, sei al bagno, in treno o in autobus, mettitelo sempre al collo e infila gli auricolari. A quei tempi, non si usciva senza una canzone nelle orecchie, ricorda. -

Enrico annuì timoroso. La scaletta di canzoni che gli avevano consegnato andava dal melenso al trash e la musica classica sembrava bandita completamente. Invano aveva implorato Polidori di poter inserire almeno un'opera di Wagner, qualche melodia di Schubert, una marcetta di Elgar. Suppliche inutili. 
Quei nomi strani, che aveva osato ascoltare, quei "Gigi d'Alessio", "Lady Gaga", "Fabri Fibra" costituivano più un concentrato di rumori, una cacofonia confusionaria, che un'effettiva melodia.

- Zaino? Cos'hai dentro? -

Enrico tirò lo stretch e rabbrividì al rumore del velcro strappato. Mostrò una tavoletta nera, dallo schermo lucido in una custodia di pelle, un block notes, diverse penne e matite.

- Alla fine hai scelto un lettore elettronico, a quanto vedo, uno dei primi Kindle. Che ci hai messo dentro, come ebook? -

- I Classici, signore. Le prime esperienze di Autopublishing dell'epoca, via blog. Fantascienza d'assalto, che precluse al crollo delle grandi case editrici. -

- Dovrebbe andar bene – Mugugnò il professore. Enrico poteva leggergli nelle orbite infossate l'invidia per non poter partecipare al viaggio, ma era troppo vecchio. Non sarebbe sopravvissuto al balzo temporale. - Dimmi qualche tema politico dell'epoca, se ti attirano a bere un bicchiere di alcool in quei luoghi chiamati "bar" -

Enrico, preso alla sprovvista rimase per qualche secondo in silenzio. Mentre Polidori lo fissava alzando il sopracciglio, Enrico afferrò la risposta. - La Crisi economica, signore! -

- Ah! Molto bene. Altro? - Polidori sorrise.

- Quant'è difficile trovare lavoro senza cercarlo affatto, discussioni su Berlusconi, indignazioni sui costi della politica, tasse, lamentele sul social network dell'epoca, FaceBoom.-

- Facebook – Corresse Polidori – Ricorda che eravamo negli anni prima dello scandalo Zuckerberg, quando si scoprì che il piccolo Genio alimentava reparti paramilitari in Africa e trafficava schiavi dall'Oriente. All'epoca, non gli avevano ancora diagnosticato paranoia e sociopatia, anzi, veniva considerato un genio -

- D'accordo. - Enrico voleva coprire lo sbaglio precedente, quindi aggiunse – E se ricordo bene, in America è per la prima volta Presidente un nero, quel tale Morgan Freeman, giusto? -

Polidori scosse la testa, ridacchiando. - Se fossimo a un esame orale, ti boccierei. Presidente era Obama, ti stai confondendo con Hollywood. -

- Hollywood? Era ancora viva? Non c'era ancora il cinema africano? -

- Te l'ho detto, siamo negli anni prima del Crollo. Videogiochi? -

- C'è il credo del prete, che usciva ogni anno a opera di quella casa francese... La Ubisoft. E poi ci sono le avventure dell'idraulico italiano, Mario, giù nei tubi -

- E' il credo dell'assassino, casomai. Non dimenticare lo sparatutto per veri retrogamer, oggigiorno, Call of Duty. Molto difficile, se confrontato ai videogiochi odierni. Meglio lasciar stare la storia dei videogiochi, è un argomento complesso. Tasche? -

- Cellulare! - Enrico mostrò una mattonella grigiastra, dalla pulsantiera mangiata dagli anni. - Lo usavano per chiamare, giusto? E per mandare i " messaggini" – Pronunciò l'ultima parola lentamente, come se non ne comprendesse appieno il significato – E si divertivano a comporre strane faccine usando la tastiera... -

- Esatto! - Annuì Polidori, soddisfatto – Come sei con il portafoglio? -

- Male, signore. Non abbiamo trovato le banconote dell'Euro, così le abbiamo sostituite col Monopoli da tavolo del figlio di Lucinda. La somiglianza è notevolissima -

- Monete giocattolo, non mi sorprende. Bene, sembra tu abbia tutto, figliolo – Diede un'occhiata allo Smartwatch, confrontò i documenti dell'epoca con il vestiario del ragazzo. La barba di Enrico era una nota eccentrica, ma Polidori confidò che sarebbe passato come un hipster all'ultimo stadio.

- Mi raccomando, Enrico. Abbiamo marchiato quel periodo come "NeoMedioevo" per ottime ragioni. Stai per finire in un'epoca buia e violenta, specie in Italia. Le persone vivevano come bruti senza cervello, imbottiti dai mass media, soggetti a strane manie, dall'amore per la carta a moralismi di ogni genere. Avere un blog non era considerato un lavoro, ma un hobby discutibile, un giocattolino per menti egocentriche. E nella politica, nella società, nei costumi la gerontocrazia imperava mostruosa, divorava ogni cosa. Stai attento, annota quanto ti abbiamo chiesto e ritorna al più presto. -

Enrico annuì e cinque secondi più tardi la scomposizione molecolare lo inviava come un fax interstellare nell'Anno Domini 2013.  

venerdì 8 novembre 2013

Acquisti Lucca Comics 2013



Espansione U.S.A. Di Sine Requie.
Il successo di Sine Requie ormai domina gli scaffali di ogni libreria nerd, di ogni rivendita di giochi di ruolo. Dopo Dungeons&Dragons è il gioco di ruolo più venduto in Italia. 
Successo meritatissimo per il macabro sistema a tarocchi, per la cura maniacale con cui vengono gestite le diverse ambientazioni pesantemente distopiche. 
Dopo il regno di Osiride, espansione fin troppo solare e stereotipata in certi dettagli, insomma sottotono, il duo Cortini&Moretti torna con un supplemento lungamente atteso. 
U.S.A. è un supplemento che spinge ancora di più il pedale sulla narrazione, lasciando all'osso i dettagli "tecnici" di gioco, eliminando l'inutile avventura finale e fornendo in compenso un buon numero di spunti per infinite avventure. Non è perfetto: la prima parte puramente "distopica", presa pari paro da Essi Vivono è condotta magnificamente, avvalendosi di un gioco di bianco/nero contro colori accesi mai così azzeccato. 
La seconda, che s'incentra sul KuKluxKlan, sul Texas assediato dai Non morti e sulla città libera di New Orleans è meno ispirata. Come nei casi peggiori dei precedenti supplementi, si ha l'impressione che abbiano compilato una lunga fila di stereotipi. Si poteva inoltre spendere qualche parola in più sui mutanti nati dalle radiazioni e qualche parola in meno sui Burattini, che divertono ma continuo a sentire estranei spesso al duro realismo (?) del resto del gioco.
26.50 davvero ben investiti.

martedì 5 novembre 2013

Una piacevole foll(i)a: Lucca Comics 2013


E' sempre interessante constatare come alcune attese e aspettative possano venire facilmente fraintese, sia dal popolino che dai mezzi d'informazione che dagli alti quadri.

Prendiamo una fiera quale Lucca Comics.
Una convention che, essenzialmente, si propone di vendere fumetti e action figure. 
Sì, sì: giochi di ruolo e videogames, qualche spazio alla narrativa fantasy, ma de facto il grosso viene ancora occupato dai numerosissimi stand (indipendenti e non) di fumettari.
Il nucleo è quello. E non a caso, ritengo che il Japan Palace ne sia in questo senso l'apice, il pinnacolo. 
In quell'affollatissimo spazio di un già affollatissimo luogo, tutto converge: manga, visitatori, cosplay, anime, merchandising, cibo-jappo-non-jappo.

Ed è interessante, che nonostante la pubblicità sia concentrata in modo massiccio sull'Ubisoft, sul nuovo Assassin's Creed, sulle ultime anteprime dei filmetti della Marvel, su incontri tanto urlati quanto superflui (Davvero gliene importa qualcuno, di parlare coi doppiatori... Non gli attori, i doppiatori! De lo Hobbit? Suvvia...) che insomma nonostante questa pantagruelica macchina pubblicitaria, il nucleo rimangano venditori indipendenti, fumetti e prevalga la sostanza sulla forma. 

In tal senso, il sabato ricordo con un certo ghigno la flebile, se non scocciata risposta della massa di nerd, che accalcati sotto il tendone della premiazione dei cosplay terminavano gli slogan ormai meme della saga degli Assassini. Mentre procedendo verso le mura qualche istante dopo assistevo a una ben più calorosa accoglienza del gruppo di cosplay di One Piece o ai complimenti entusiasti verso l'usuale spettacolo di spade Jedi. Non voglio postulare una superiorità del cosplay, del fumetto, dell'anime vecchio/ di nicchia, ma semplicemente constatare che per una volta ho avuto la sensazione che più di una folla, si trattasse di un assembramento, dunque caratterizzato da una certa volontà, un certo suo specifico gusto.

Per carità, non voglio idealizzare. I grossi finanziatori ci vogliono, non sono per forza The Evil Empire, malvagi miliardari che vogliono maltrattare i loro consumatori. E stiamo pur sempre parlando di una fiera, che nel termine stesso include un'idea di forte commercializzazione. Esistono mecenati ben più biechi della Ubisoft e col tempo arriverò probabilmente a guardare con nostalgia all'onnipresente Credo dell'Assassino. Tuttavia, preferisco per il momento profili bassi e incisivi quali lo show dell'Umbrella Corporation.

Il tizio col machete *___* E gli zombie che vagavano nella folla...
Quindi, ricordi positivi di questo viaggio a Lucca:

martedì 29 ottobre 2013

La Narrazione Lego di Ken Levine- Burial at Sea


Apprezzo Ken Levine. Non sono d'accordo su ogni singolo dettaglio del pensiero dello sviluppatore statunitense, trovo una forzatura la sua lettura negativissima della Ayn Rand e odio il modo in cui mantiene il gameplay immutato di gioco in gioco senza accennare al più minimo progresso.

D'altro canto, sul piano delle promesse, è l'unico che, parzialmente, le mantenga. 
A differenza di Mulinello, che ormai blatera peggio di un ubriaco alla notte di Capodanno, a differenza dell'Activision che ormai zombieficata (in tutti i sensi!) non fa che auto replicarsi in gameplay e tipologia di gioco, Ken Levine si sforza di produrre videogiochi che siano puliti, maturi, coraggiosi e particolare vincente, ben scritti. Perché rigira rigira programmare videogiochi equivale a scriverli: scrivere la trama, scrivere i dialoghi, scrivere diramazioni e cambi di scena, scrivere infine il codice stesso.
La macchina narrativa che puntualmente Ken Levine mette in moto è un'ingranaggio ben oliato, integrato nel gameplay spara-spara e fattore fondamentale, flessibile. Non ci sono cut scene, in Bioshock Infinite.
Momenti "guidati", colpi di scena e semplice curiosare nell'ambientazione si fondono in un'unica esperienza. Manca quell'ansia di arrivare alla "svolta" che a mio parere rovina molta della produzione action/rpg, specie orientale. Manca il sollievo "filmico" di sapere che si è superato quel dato passaggio, che si è liberi di godersi quei dieci minuti di (costosissima) cut scene.

In Bioshock infinite questa "flessibilità" veniva garantita dal personaggio non giocante Elizabeth, che a seconda di dove andavamo, di cosa facevamo, si comportava diversamente. In molte parti del gioco le reazioni erano uguali per ogni giocatore, in altre s'innescavano comportamenti e reazioni diverse, a seconda delle scelte del giocatore. Quanto di più lontano dalla scelta A/B della Bioware, piuttosto un'evolversi del personaggio a seconda del nostro modo di giocare. L'esperienza restava guidata, ma l'ambientazione era viva, reagiva alle sollecitazioni del giocatore e in minima parte la flessibilità di Elizabeth si rifletteva nel comportamento degli Npc.



venerdì 25 ottobre 2013

3Narratori di Argonauta Xeno, qualche veloce impressione

3Narratori è un ebook auto prodotto dal blog di Argonauta Xeno, che raccoglie sei (brevi) racconti fantastici attentamente selezionati attraverso un concorso bandito un anno fa.
La raccolta è completamente gratuita, l'editing e la sistemazione digitale del prodotto a buoni livelli.
Ero distrattamente incappato nel concorso per segnalazione di Forlani, ma per pigrizia troppo studio l'ho lasciato perdere, accontentandomi di guardare come s'evolvesse.

Nell'insieme la tematica "fantastica" ha portato una buona varietà, pur mantenendosi nei canoni del Fantasy Classico, senza troppe incursioni nel Weird o nell'ucronia storico/scientifica.
Passiamo dal polveroso diario di un antropologo intrappolato nelle terre selvagge a supereroi mascherati a incursioni (in Derowen e La Locanda) nel Medievale alla Dragonlance.

La raccolta è breve (anche troppo!) e scorre piacevolmente, con qualche intoppo ogni tanto. Non sono incappato in errori di battitura o formato, sebbene sia più attento sulla carta che sul kindle.

Di seguito, qualche specifica impressione sui singoli racconti.

martedì 22 ottobre 2013

Dracomachia (racconto)


Racconto scritto a inizio settembre, inizialmente per un concorso con tema  "La Fiaba".
Temo che finirò per riscriverlo, perché i miei usuali lettori mi hanno segnalato come sia troppo "oscuro" nello svolgimento... u.u

Dracomachia


Il vescovo pone la corona sulla chioma bionda della regina, nell'applauso di mille mani. 
Un araldo suona la tromba, proclama l'avvenuta incoronazione. 
Dagli alti coni dorati di cardinali e prelati, una cerchia di aristocratici in velluto poggiano il ginocchio destro a terra, inchinano il viso e battono con vigore il pugno destro sul petto. 
Un sottile cordone di soldati dai pettorali insozzati punta le alabarde, tiene a distanza una vasta folla di contadini e straccioni, mercanti e artigiani. Che urlano, lanciano pugni di fango. Applaudono. 

- Mi aspettavo più... Gioia -

Il giornalista mi fissa, mantello sporco, una casacca di rosso sdrucito. Cincischia con penna di pavone e cartaccia. Aspiro dalla pipa in salice, sbuffo una nuvola verde smeraldo. Il giornalista con fare che è tipico dei miopi afferra, palpa, giunge a scuotermi per la spalla. Concedo attenzione, riluttante. 
Blatera. Un monologo tutto suo. 


- Dopotutto, perché tanto malumore? - Indica i popolani che lanciano pietre e terra, gli sputi. Un contadino avanza un piede di troppo. Soldati intervengono, l'afferrano. Scompare in un mare di casacche municipali. Un soldato calcia con lo stivale ferrato un mutilato che strisciava, le gambe moncherini fasciati. - Non è forse la vostra legittima regina? La malvagia matrigna è finalmente morta, presto la vostra monarca sposerà il principe azzurro -

- Principe azzurro. Colore araldico della casata sotto cui militate, giornalista -

Si morde quel labbro verrucato, scrive un paio d'annotazioni sulla carta.

- Ma che centra? - Elude, rozzamente – E' vero, il mio signore ha sempre voluto dominare le vostre terre, e ora le possiede, per legame dinastico di suo figlio con la ragazza ora divenuta vostra regina... Ma questo è noto a tutti. Piuttosto, è desiderio del mio giornale scrivere una cronaca di questi giorni... -

- Che aspetti, allora? - Controbatto. Vattene via, disgraziato, imploro. - La principessa dopo vent'anni di sonno è stata infine risvegliata dalla sua bara di ghiaccio dal bacio del principe azzurro, per poi eliminare la matrigna con la valida mano del suo consorte... Et cetera, et cetera. Contento della bella fiaba? -

- Ma perché dunque tanto odio per le strade, signore? Perché tanto dolore per quella tiranna puttana della matrigna! Succhiava con la sua corte di ebrei il sangue dei bambini cristiani, cacciava i preti, tassava... -

La pipa che stringo tra pollice e indice viene percorsa da minuscole crepe quando contraggo le dita, all'insulto. Ansimo all'improvviso. Sento gli artigli farsi strada nella carne. La pelle è in fiamme. Calmo il respiro. Assaporo l'aroma dolciastro della miscela di tabacco. 
Spreco un fiammifero per rinfocolare il braciere. 

- Per favore. Se proprio vuoi, parliamo, ma se ci tieni a quella larva che tu chiami vita, non mormorare parole contro la Mia regina. Non abbiamo mai mutilato nessuno, nel Regno. E la regina si circondava sì d'ebrei, ma perché erano i più versati nelle arti meccaniche, nella medicina e nella matematica. Insomma: gli unici scienziati che avessimo -

- Cazzate. I rifugiati che abbiamo accolto dalle vostre terre ci hanno raccontato per dettaglio tante di quelle torture e tanti di quegli orrori che stentavamo a crederci. Neppure nei gironi dell'inferno, saremmo giunti a pensare tanta malvagità. Povere donne  incinte che vengono sventrate, la pancia tagliata. Infanti sbattuti contro i muri, massacrati. Nel nome di quella "scienza" che lei nomina, tanti parroci di campagna furono esiliati e cacciati. In villaggi una volta tranquilli la tua regina – Calzò il voce sulla tua – ordinò che a tutti venisse iniettato sangue di vitello infetto. Mostruosità. Schifezze che solo una figlia di Satana poteva concepire -

Sospiro. Sento la bocca arsa dal calore della pipa. 
Conto fino a cinque, poi fino a dieci. Stai calmo, intimo. Non abboccare all'amo... 

- A volte penso che non esista cosa più velenosa che l'invidia di un predicatore. E' vero, come hai detto: con appositi strumenti chiamati "siringhe" iniettavamo sangue di vacca in donne e bambini. Ma era sangue appestato dell'innocua peste che colpisce solo i bovini, che sull'uomo mai attecchisce, se non in forma di leggera febbre. E infatti, l'anno successivo mentre il morbo decimava i paesi vicini, noi restavamo al chiuso delle nostre case, a giocare e constatare che gli esperimenti della Corte avevano in un solo anno portato maggiori benefici che secoli di preghiere. -

- Blasfemia! Porre l'uomo sopra Dio. Spero ti renda conto di quanto dici, parlando così bene di questo rimedio pagano... -

- Non è pagano. E' stata una delle prime conquiste della nostra sovrana, che l'ha prontamente ribattezzato col termine "vaccino"-

- Non c'è prova che questo "vaccino" come l'hai chiamato, funzioni davvero. Fortuna, nient'altro. O forse la Regina aveva stretto un patto con il demonio, un'alleanza con Satana per salvarvi. Un mezzo subdolo perchè il popolo la sostenga, considerando che non aveva mai ricevuto ufficiale incoronazione. -

- La mia regina era una persona semplice, che voleva il meglio per i suoi sudditi. Non ha mai sostenuto nessun Satana, esattamente come non si sarebbe mai umiliata a chiedere l'aiuto di qualsivoglia Dio. Credevamo nel progresso, nella scienza -

- Parole oscure, ancora. Parole blasfeme, rampognerebbe il mio maestro di Teologia. Ragione, curiosità e desiderio di conoscenza conducono solo a Disperazione e Peccato -

- Per questo, infatti, decidemmo di cacciare i preti. Uno sbaglio, considerando quanti danni può fare un moralista meschino -

- Resta il fatto che furono questi esiliati, questi torturati anima e corpo a raccontarmi le barbarie della vostra regina. Non è forse vero che tagliavate la pancia alle donne incinte? Per la "scienza", per crudeltà solamente! -

- Si chiama parto cesareo – Fumo con molta calma, gustandomi l'aureola di fumo verdastro sulla fronte. Il giornalista tossisce. - Davvero non lo conoscete? - 

Scuote la testa, urla. – Gallieno non ne parla, eretico. Lì c'è tutto quello che si deve sapere sulla medicina, ebbasta -

- Sarà. Comunque il parto cesareo è una semplice procedura di chirurgia, che porta a tagliare la pancia della donna nella parte inferiore, per salvarne il bambino. Una miscela di oppiacei permettono alla donna di svenire e se l'operazione è svolta da mani esperte, sopravvivono sia madre che figlio -

- Se Dio non voleva che quel figlio nascesse naturalmente, ci sarà stato un buon motivo. Chi siete per andare contro Dio? -

- Non c'è nessun Dio. Solo le lacrime di gioia di una madre che sarebbe altrimenti morta. -

Stavolta è lui a sospirare. Stringe i pugni, mi fissa con occhi percorsi da venuzze rosso sangue.

- Ma chi cazzo ti credi di essere? Vai pure avanti a parlare così e verrai giustiziato, com'è successo con quella puttana della tua Regina -

Mi mordo la lingua. A fondo. Con i denti- cerco di non pensare con le zanne- insozzate di sangue, parlo lentamente, a piccoli periodi. 
A stento riesco a mormorare qualcosa che non suoni troppo una minaccia. 

- Te l'ho già detto, spazzatura. Insultami pure se devi: ma non disonorare il suo nome -

- Non tengo rispetto a chi stringe patti con Satana, signore. Cattura fulmini dal cielo, costringe la luce degli angeli nelle boccette e vive con il verme -

- Il verme? Intendi il drago, forse? -

- Drago, verme? Quale differenza? Cercherai adesso di negare, nascondere che la Regina vivesse con quel mostro, vero? Tutti sanno come il Drago fosse il suo custode, il suo amante, il suo consigliere -

- Verissimo. Il verme, come lo chiami, era un drago. Corpo di lucertola, due grandi ali. - Sogghigno, nelle volute di fumo verdastro – Un muta forma in grado di passare dalla forma animale alla forma umana. E sì, proteggeva la Regina. La matrigna, come la chiami. L'amava teneramente -

Misericordiosamente, il giornalista tace per qualche secondo. 
L'ammissione l'ha sorpreso, stupefatto. Penso di levarmi da quel poggiolo, scendere in taverna. 

- Non era dunque una fantasia, un prodotto della scienza? -

- Niente affatto. Era un drago. Coda, ali e scaglie: uno sputafuoco. -

- E mangiava vergini -

- Quasi esatto: mangiava carne umana. E con grande voracità -

- Quindi cazzo! - Esulta, ringaluzzito -Davate in pasto i vostri stessi cittadini, a quella bestia!-

- Mangiava prigionieri, volontari e vecchi. Hai mai pensato quante persone s'impiccano ogni giorno, o vanno di parente in parente mormorando che non hanno più voglia di vivere. Gli offrivamo un'intera settimana nel palazzo, con ogni lusso che mente potesse immaginare. E al termine, se ancora persistevano nel suicidio il drago li mangiava... Saporitissimo pasto invero -

- All'inizio, devo ammettere che temevo che molte di queste "voci" fossero false. Solo ora comprendo come la situazione fosse assolutamente peggiore del previsto. L'inferno in terra, e voi dannati convinti che fosse il paradiso, come si comporta l'uomo perso di senno nel manicomio! -

- Pazzi perchè per una volta venivamo governati da una regina che pensava più al suo bene che alla sua borsa? Pazzi per questo? -

- Pazzi perchè la vostra regina pensava più al vostro corpo che alle vostre anime! -

- Anima? Me la sai definire, questa parola? Sai: una volta, mentre da giovane andavo in Chiesa, venni colto da un dubbio, impietrito. Pensai all'improvviso al significato dei sentimenti, delle parole che andavo pronunciando nel cieco gregge. E mi accorsi- oh quanto mi accorsi! - che non avevano alcun senso. Erano schermi, paraventi per tic e nevrosi, ossessioni e avidità. Scegliere la ragione fu allora doloroso, ma necessario -

- Scegliere la ragione? Scegliere il diavolo, piuttosto. Ma dimmi – Il giornalista alza il capo, allunga la mano verso un involucro giallo che pende nella stanza collegata al terrazzino. Una goccia di vetro sottile, al cui interno diversi fili di rame e oro sprigionano una luce intensa. Il complicato aggeggio è appeso per mezzo di un sostegno chiamato "lampadario" mentre una sottile filamentosa collana di corde e cavi lo collega al resto dell'edificio. - Mi saprai spiegare questo, ad esempio? Com'è possibile che la Scienza abbia prodotto questa diavoleria? - Stringe le dita sull'involucro, strilla – L'ennesima prova, come se non bastasse! Brucia! Dannazione, brucia! -

- L'ebreo che l'ha inventata ha deciso di chiamarla "lampadina" . Nemmeno io saprei spiegarti come funziona l'elettricità, non è il mio campo. In ogni caso, ti assicuro che sì è scienza e no, non abbiamo catturato nessun angelo per costringerlo in ogni lampadina della città. Solo voi bifolchi idioti dell'Università classica potreste congegnare simili ingenuità. Esattamente come non sono serviti miracoli per ripulire la città e inventare un nuovo sistema fognario. Si chiama ragione. A volte semplice buon senso. Migliora la vita. -

- E ti precipita nella dannazione. Ma visto che sai tanto, messere. - Usa il termine con tono spregiativo, beffardo – Mi spieghi perché la scienza non riuscì a salvare la Regina? -

- Fu la Regina a scegliere di morire, piuttosto che combattere la figlia. La principessa puttana che ora incoronate era giunta armata, con il suo frocietto azzurro e la sua scorta di mercenari al soldo. Il Drago era lontano, a difendere le mura. Un errore. La Regina era brava nell'usare lo stocco, ma uccidere la riempiva di disgusto... E uccidere la sua stessa figlia... Non era il mostro che temevate. Scelse di fuggire, ma il frocietto azzurro che tu servi strappò una balestra al mercenario più vicino e la trafisse alla schiena. Un colpo vigliacco. Agonizzò lungamente, prima di spirare. Il drago venne colpito all'ala sinistra da tre colpi di balista, il legame che condivideva con la regina si spezzò alla sua morte. Riprese forma umana e fuggì. -

- Un ottimo riassunto. Ma non hai accennato alla forma umana che assumeva il drago, o così si mormora. Un vecchio con la barba, mantello grigio e una pipa di salice. Tabacco colorato, dalle volute verdastre -

Il fumo che stavo per aspirare mi sale in gola. Soffoco. 
Esalo vapore ardente, sottili arabeschi di fumo e saliva verdastra. 

- Non sei un giornalista – Balbetto.

- Agente delle forze speciali, mostro! Venite fuori! – Urla.

Dalla stanza vicina irrompe un romorio di passi, calzari ferrati che percuotono il pavimento. Cigolio di balestre che vengono caricate, sbattono le spade nella custodia. Una trappola. Una spia. Una fottuta trappola. Naturale, naturale... La cerimonia, la rabbia. Ho perso la prudenza. I passi si avvicinano. In ginocchio, tossisco. Vomito sostanza verde. 

- Razza di stupido! Abbiamo avvelenato ogni oncia di tabacco aromatico nel regno, messere. O forse dovrei chiamarti col tuo vero nome, Drago? E sei all'interno di una casa in pietra, schifoso mostro! Prova a trasformarti e vedrai il tuo corpo blasfemo sfasciarsi contro le pareti. -

Vomito ancora. La porta dell'appartamento sul terrazzo sbatte, dilaniata dai cardini. Si sfascia, rovina sbilenca. Irrompe il primo soldato, che con un unico gesto fluido sfodera la spada. 
La spia mi afferra per la barba, espone la gola. Vi punta uno stiletto sottile.

- Il principe azzurro ha espressamente ordinato la tua testa impalata, Drago! -

In quell'istante, sento l'ultima oncia di tabacco uscire dalla gola in fiamme. Sogghigno, sfregio di zanne che si allungano sul viso. Ridacchio. La pelle comincia a sfaldarsi, perde consistenza. Le prime scaglie affiorano nella carne viva. Sento le orecchie allungarsi, mentre un corno mi erompe dalla fronte, come un vulcano marino. Sento la mia faccia esplodere, i frammenti di quella patetica maschera di pelle e plasma schizzare tutt'intorno, in un lago di sangue. La spia molla di mano lo stiletto, quando il mio corpo nella trasformazione diventa incandescente, metallo fuso in continuo movimento. Col viso di una mostruosa lucertola, spalancò una lunga fila di zanne nel sorriso di un coccodrillo gigante. 

- Posso trasformarmi quanto voglio, messere! -

Vomito fuoco. Chioma avvolta nelle fiamme, la spia barcolla indietro. Fissa allucinato i primi due soldati che entrano, puntano le balestre. - No! - Implora. Muore trafitto.
Gli stivali ormai più non contengono le zampe artigliate e scoppiano, le cuciture tese allo spasimo che partono in aria, quando la mia intera ossatura s'allarga e alleggerisce. Con mani ormai manopole fuse in una massa di carne e scaglie, afferro il bordo del terrazzino. Uno scampolo di ali crescono, lacerano i resti delle vertebre della ormai vecchia schiena umana. 
Mi lancio nel vuoto. 
E con ogni grammo della mia volontà, la coda serpeggia in aria, frusta quel vento mattutino. Delizioso aroma di fuoco, e carbone che brucia e nuove industrie. Spalanco come un'aliante di quel genio, Da Vinci, gigantesche ali di sottile membrana. E sulle teste di migliaia di fedeli sudditi alla vera regina, ruggisco. E stavolta, applaudono sul serio. 

venerdì 18 ottobre 2013

The wolf among us - La Telltale games ci riprova

Fables era in origine una serie a fumetti dell'ottimo Bill Willingham, prima che la Telltale Games, reduce dal bagno di folla di The Walking Dead decidesse di trasformarla in una nuova avventura grafica a episodi. 

Uso il termine "avventura grafica" in modo improprio temo, perché degli enigmi e della lentezza che hanno da sempre caratterizzato questo genere è rimasto ben poco. Già in The Walking Dead la spinta verso la narrazione era massiccia, ma prevaleva di tanto in tanto qualche relitto di combinazione oggetti e cervellotico gioco d'incastri. Di quest'eredità "cruciverba" The Wolf among us se ne libera sin dall'esordio stesso, mescolanza serrata di dialoghi e QTE che non fanno rimpiangere la lentezza ripetitiva di certe vecchie serie, lodate da molti, giocate da pochi, effettivamente apprezzate da pochissimi. 
Se cercate avventure grafiche, tenete un occhio sui molti (issimi) progetti indie/ Kickstarter, o compratevi La Settimana Enigmistica. The Wolf among us continua sulla scia delle scelte morali di The Walking Dead, confezionando a tutti gli effetti una visual novel ottimamente svolta, dinamica, ma lontana dalla sensazione di "giocare" che possono trasmettere altri titoli.

Nel fumetto, il mondo delle Fiabe è stato invaso da una maligna presenza, l'Avversario, che dopo sanguinosi macelli ha spinto i diversi personaggi di ogni fiaba a emigrare nel mondo reale, in un esilio di rabbia, sporco e rassegnazione. Nella New York contemporanea Biancaneve, il Cacciatore, il Principe Azzurro, il Lupo Cattivo, la Bestia... Convivono tutti in ghetti e alto borghi, dibattendosi nelle ovvie difficoltà del mondo reale.


martedì 15 ottobre 2013

Guerriere fantasy e uniformi americane



Brienne di Tarth
C'era un tempo in cui non si poteva accedere alla bloggosfera senza trovare qualche discussione (troppo seria) sulle donne guerriere nel fantasy. Fisica, scienza, storia; di tutto per giustificare l'improbabile immagine della tradizionale guerriera fantasy che gnocca e prosperosa mulina (il verbo stesso mi fa rabbrividire) gigantesche spade a due mani, che tira con archi lunghi, il tutto ovviamente a cavallo di un drago, in armatura pesante o completini fetish. 
Ora, intendiamoci: nell'immagine Heavy Metal Style della guerriera fantasy non c'è nulla di male. Ma giustificarlo come "realistico" pone qualche oggettiva difficoltà. Col senno di poi, la Brienne di Tarth di George rr Martin risolve facilmente la situazione: ma lo scrittore quattordicenne, Paoliniano, mi verrebbe da definirlo, non vuole un personaggio brutto e complesso psicologicamente. Vuole una fantasia sessuale, che alimentata da Mmorpg e D&d difficilmente sarà interessante. Questo per dire che non c'è nulla di male nemmeno nelle fantasie, se ahimè un minimo originali. Sulle vecchie enciclopedie di racconti della Marion Zimmer Bradley, molti scrittori erano maschi, ad esempio.
A voler distruggere definitivamente l'argomento, per avere un personaggio femminile carino e grazioso che combatta con l'abilità di un maschio basterebbe spostarsi nel 600, nel 700; fioretto e armi da fuoco e già (un minimo) di realismo l'abbiamo raggiunto. Ma ancora una volta Paolini lo scrittore quattordicenne, non vuole un fantasy originale: vuole il fantasy medievale, con la santa trinità di elfi, umani e nani. 
Eowyn nel cartone animato pre-Peter Jackson
Quest'idea, che basta vestire una donna da maschio per farla combattere come un maschio sembra aver investito l'esercito americano, che solo dopo dieci anni di conflitto s'è accorto che in effetti le uniformi di guerra maschili non andavano bene per le donne.

venerdì 11 ottobre 2013

Meravigliosi automi (Castle Falkenstein)


Non è una novità che specie nella storia moderna Progresso militare e Tecnologia procedano di pari passo. Le prime gru a vapore erano colossi ingombranti e fragili, che non avrebbero mai potuto eguagliare la semplicità allo stadio dell'arte delle gru a trazione animale o umana; ma la necessità di sollevare cannoni e artiglieria le resero d'improvviso necessarie, portando verso la seconda metà dell'ottocento al binomio vapore/ energia idraulica che a lungo caratterizzò la tecnologia portuale dell'impero britannico.
La potenza dei Clipper nel campo del commercio marittimo non venne mai messo in dubbio dai piroscafi, fino a quando la spinta dell'industria militare non portò a sempre maggiori migliorie nel campo della meccanica navale (passaggio dalla "ruota" delle Steamboats del Mississipi, all'elica moderna).
In tempi più recenti nessuno avrebbe immaginato che dalla necessità di una rete di comunicazione per fronteggiare il nemico nella Guerra Fredda, sarebbe nata una cosa tanto triviale e complottista quale Internet... 

In tal senso, passando al campo dello Steampunk mi verrebbe da distinguere in due possibili ambientazioni; un'ambientazione in cui la tecnologia è ancora solamente militare, con quanto comporta in termini di "sorpresa" – l'arma segreta, il cannone colossale, l'automa gigante, prototipi di tank – e quanto comporta in termini di "ambientazione" – la prima guerra mondiale, la guerra franco prussiana, nel caso nostrano il Risorgimento, la guerra di liberazione del Piemonte.

La seconda ambientazione è per così dire "post-militare"; la tecnologia è ormai diffusa nella vita comune, con quanto deriva in termini di worldbuilding.
Rozzi modelli di reti Internet a schede perforate, automi per i lavori domestici, email per via post pneumatica (magari con "Spam" che è davvero spam, cioè spazzatura reale, che ti arriva via "tubo" LoL!) società ancora più classiste per effetto della tecnologia (magari genetica, non per forza a vapore) per non dimenticare dei mezzi di trasporto, dalla metropolitana nella Macchina della realtà a nuovi prototipi di ferrovie, dirigibili, automobili a vapore, ciclomotori ecc ecc
E' chiaro che la seconda ambientazione costringe a sforzi notevoli, in quanto si tratta di riscrivere una società che non è la nostra, ma quella vittoriana, già di per sè a noi estranea. Ma sul piano dell'interesse trovo la seconda ambientazione molto più affascinante, con agganci migliori in fatto di personaggi e trama.

Parassiti!!!11
Nuova tornata di traduzioni dal supplemento Steampunk "Steam Age" di Castle Falkenstein.
Ho scelto di tradurre Elrich Clockmaker, il nano inventore dei due automi in questione Elrich l'Orologiaio. Per enfatizzare il ruolo di "servitore", governante del primo automa ho scelto l'espressione "Automa massaia".

Con questi portentosi prodotti della scienza raggiungiamo finalmente due importanti obiettivi, sul piano del progresso civile e militare. Con l'automa adibito ai lavori domestici possiamo finalmente cacciare questa servitù umana che come insegna il caso del mio corrispondente inglese, attenta continuamente all'unità famigliare rubando l'argenteria e malvagiamente seducendo il padrone di casa.
Finalmente questa sottoclasse parassitaria tornerà dai suoi simili, nelle strade.

L'automa guerriero invece raggiunge questo secondo importante obiettivo: meccanizzare la guerra, arrivare alle battaglie come scontri di soldatini ai nostri ordini.
L'idea della guerra infinita e indolore è finalmente vicina, per la gioia di ogni piccolo stratega.