martedì 12 febbraio 2013

Dead space 3: prime impressioni


Sono al livello della trivella, meno difficile di quanto mi aspettassi.
Impressioni fulminanti, alla spicciola.
  • Che hanno fatto a Ellie? Nel secondo Dead Space introduceva un elemento umano indispensabile per un Isaac Clarke sempre più allucinato, sperduto in una psicosi in bilico fra follia e realtà. Competeva con Nicole nell'indispensabile ruolo di Angelo custode/memento dell'eroe impegnato nella sua eterna quest. In un contesto poi spesso solitario forniva quel minimo di calore e umanità che nei picchi brutali del secondo capitolo mancava.

    Quindi, che è successo a Ellie? In questo terzo capitolo si presenta lontana, distante; Isaac è fuggito, per dimenticare il suo passato e al contempo proteggerla. In generale l'idea che la musa di Isaac non abbia perso tempo a procurarsi un nuovo fidanzato non è male; e anzi per il giocatore stesso, vedere dopo interminabili macelli la propria amata abbracciata dall'ennesimo bellimbusto in divisa è un bel calcio in bocca.
    Che siano videogiochi o libri, la gelosia funziona sempre!

    dead space 2, prima...
    Dal punto di vista della grafica Ellie è forse la prova peggiore della mania americana di pompare- e non solo metaforicamente- i propri personaggi; se nel secondo Dead space Ellie era un'asciutta figura longilinea, un'ingegner(essa) dai lineamenti piuttosto affilati... Un po' come il suo modo di fare, spesso acido, o scostante. In questo terzo capitolo- orrore!- è una mogliettina con tutte le odiose caratteristiche di una borghesuccia dalle lacrime agli occhi, grottesco negli iperviolenti contesti della saga. Nel viso, le labbra sono state gonfiate, come il seno, mentre parte dei lineamenti stravolti. Collagene&silicone, insomma; e tanti saluti all'originalità. (1)

    E dopo, dead space 3 -.-''

  • Dead space 3 è forse fra i giochi, assieme a Devil May Cry, più assalito dalla critica, e obbedienti pecore, dai videogiocatori "abituali". Si parte dall'accusare alcuni difetti minori, senza per altro comprenderne la presenza, per poi scavare e scavare nel tentativo di rovinare il più possibile le vendite del videogioco ( o film) in questione. Un atteggiamento tanto più ridicolo, quando giocando il titolo in questione ci si accorge che in realtà i difetti tanto sbandierati si risolvono nell'essere chiari punti di forza, e che dunque per dirla con lessico giovanile, la critica ha toppato alla grande. (2)

    In questo terzo Dead space, ad esempio, la scelta di usare munizioni universali per ogni tipo di arma è stato criticato fino alla nausea. Ma giocando in realtà il titolo ci si accorge che questa è una scelta del tutto ponderata, e anzi l'Unica scelta possibile, a fronte sia del numero di nemici a schermo, sia dell'innovativo sistema di crafting delle armi, che permettendo di creare una virtualmente infinita serie di armi, non poteva certo associare a ogni fucile un diverso proiettile. Ma che importa! Chiaramente saranno le munizioni universali a rovinare il titolo (sic).

    Altro bersaglio dei recensori: la svolta action. Abbandonati gli stilemi del survival horror, la saga pigia il pedale sull'acceleratore e sfodera situazioni sempre ai limiti dell'esplosivo, abbandonando la disperazione che caratterizzava il primo titolo. In breve, la saga non fa più paura, non spaventerebbe neppure un bambino dalla bocca sporca di latte.

    Altro parere dell'esimia critica, altra cazzata. 
    Cosa vuol dire svolta action?
    E' vero, Isaac è sempre più agile, più resistente. 
    Ma questa era già caratteristica del secondo capitolo, e d'altro canto anche i necromorfi sono sempre più agili, e sempre più numerosi. 
    Come nel primo capitolo, si avanza con cautela.
    Come nel primo capitolo, occorre mantenere il sangue freddo, e mutilare agli arti.
    Come nel primo capitolo, e anzi forse ancora di più, ci si spaventa, e anche tanto.
    Il campionario del sonoro è magnifico, ai limiti del sadico. A ogni necromorfo corrispondono lamenti, stridii e piagnucolii. E camminare in un corridoio sporco di sangue sulla Yoshimura, o camminare in un corridoio sporco di sangue su qualche stazione abbandonata di Tau Volantis... 
    Ansia e tensione, prima di sfociare nell'adrenalina più pura. E certo le armi sono più forti, hai più munizioni... Ma hai anche sempre più necromorfi, sempre più insidie. Ancora una volta, la critica pecca di miopia e dove vede un difetto/ effetto, non ne scorge la causa. Se è questo un esempio di come la EA casualizzi e rovini ogni brand che tocca... Beh, fallo ancora EA, hai tutto il mio appoggio.

    è horror abbastanza? O è solo gore?

    L'horror non è MAI vincolato a un determinato genere, a determinati criteri oggettivi. 
    Dipende da una soggettiva sensazione di ghiaccio alla nuca, di brivido alla spina dorsale. 
    Ed è vero, il survival horror è un veicolo perfetto, per spaventare il giocatore. Tuttavia, non è l'unico modo. Per assurdo una sensazione del genere può benissimo venire veicolata da un gestionale, da un'avventura grafica, o come in questo caso da un fps in terza persona. (3)

  • Terza impressione fulminante: l'ambientazione. Se il primo capitolo della saga recuperava l'eredità degli horror claustrofobici come Alien, o ancor più Punto di non ritorno, questo terzo capitolo riesce in un'operazione a dir poco geniale, mantenendo sia nella prima parte i corridoi asettici e "alieni" dei corridoi spaziali, sia al contempo introducendo un'elemento " lovecraftiano. "

    mi ricorda un po' alcuni scenari di mass effect... bei, bei ricordi! ^^

    Tau Volantis è infatti un pianeta avvolto dai ghiacci perenni, costellato dalle baracche e dagli impianti di una spedizione militare di oltre duecento anni prima. Abbiamo dunque un'antartide sterminata, un ambiente brutale e indubbiamente straniante; e il pensiero corre alle Montagne della Follia di Lovecraft, o al Gordon Pym, di Allan Poe. Ma al contempo visitando gli impianti possiamo vivere un'atmosfera così squisitamente retrò, dai bellissimi poster atompunk disseminati un po' ovunque, ai registri di soldati e scienziati, all'impressione generale d'essere entrati in un sepolcro abbandonato da tempo. Strati su strati di civiltà che si susseguono, s'incrociano per poi spegnersi, o venire in questo caso cancellati dagli Antichi.

    fotografia catturata in game, perdonate la qualità

  • Ultima impressione: la religione. A differenza del cinema, o della televisione, i videogiochi hanno con la religione un rapporto conflittuale; quando presente è rarissimo che Dio ne esca a testa alta. In questo senso, ancora una volta, Dead space 3 ci va giù pesante, e indaga sempre più Unitology, apocalittica setta di folli adoratori dei necromorfi. Immaginate quella merda chiamata Scientology incrociata alle frange più dure degli ambientalisti con un pizzico di follia nichilista tutta islamica. 
    Bambini, state lontani dalle sette.
  1. Nonostante guru e blogger insistano che viviamo in una società super- individualizzata, dove possiamo esprimerci come e quanto vogliamo, e che non esista più il conformismo dispongo a questo proposito sani dubbi. E' vero, siamo individualisti. Ma è un individualismo manovrato in modo implicito, plasmato; e in questo senso mi verrebbe da definirlo un conformismo molteplice, dove dietro un'ampia possibilità di scelte si nasconde sempre un unico comun denominatore. La trasformazione di Ellie è un buon esempio di un titolo americanizzato, di un comune modello di donna martellato ai giocatori.
  1. Mi chiedo poi come si possa demolire Dead space 3, e al contempo inneggiare a merdate commerciali come l'interminabile e (stuccosa) saga di Assassin's creed... O in campo cinematografico lamentare la lentezza dell'incipit de lo hobbit per poi plaudire a stuccose opere come Lincoln... Farneticazioni di giocatori e spettatori manipolati dagli opinion leader. 

  2. Nel caso di Devil May Cry, per denigrare il titolo è stato fatto grande uso della cosiddetta democrazia diretta di facebook, che come ogni democrazia diretta è un continuo rincorrere a chi urla più forte, e a chi spara più cazzate. Come sempre con i gamer, l'appello è al passato, ai "cari, bei, vecchi giochi" di una volta. Trincerati nel passato degli anni 80/90 si rifiuta il progresso. 
    Persino alcuni Youtubers che seguo hanno scoperto come in effetti... Devil May Cry è un buon titolo! Vedasi il buon GamesRise, che in un video ha chiaramente mostrato la frustrazione di sbattere contro il muro del fanatismo dei (finti) retrogamer.

    P.S. Le fotografie, a eccezione della prima, sono tutte scan di gioco, per cui mi scuso se la qualità è bassa u__u

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