mercoledì 18 gennaio 2012

Apologia di Matthew Reilly

Sebbene nella maggioranza dei casi Wikipedia dimostri una lodevole oggettività nei giudizi, al punto che recenti indagini la pongono ben al di sopra degli statici standard dell'Enciclopedia britannica, nel caso della versione italiana non mancano casi in cui, forse complice una generale mancanza di più fonti, si arrivi a trarre conclusioni errate se non addirittura fastidiosamente parziali.

E' il caso di Matthew Reilly, scrittore australiano di romanzi d'azione, che viene dall'autore della scheda a dir poco massacrato nella critica, presentato come una scimmia incapace di creare personaggi che non siano macchiette stereotipate.
"Caratteristica principale dei romanzi di Reilly è l'azione forsennata e rutilante, tipica del cinema d'azione moderno, e la scarsa rappresentazione psicologica dei suoi protagonisti. Fa un uso molto frequente dei cosiddetti personaggi tipo, e compie una netta distinzione fra buoni e cattivi"
"Un romanzo unicamente di azione, del tutto privo di caratterizzazione..."
Nel caso di Tempio, in assoluto il migliore dei romanzi di Reilly, la critica se possibile peggiora, marchiando il romanzo come insulso, irreale, trashoso.
"Le pecche però rimangono sempre le stesse e costanti per Reilly: il suo terzo romanzo è privo di un'approfondita ispezione psicologica dei personaggi, descritti superficialmente. I cattivi sono sempre trucidi malvagi, privi di ogni cuore o moralità, nazisti e avvenisti, che puntualmente vengono sconfitti, attraverso azioni rocambolesche oltre ogni limite del possibile."
Dopo aver letto le principali opere di Reilly dissento profondamente.
Ice station presenta nel primo quarto del romanzo dei dialoghi e una caratterizzazione dei personaggi a dir poco certosina, forse certo un po' rozza, ma non esente di forte originalità. Scarecrow, principale protagonista a capo dei marines della squadra presenta una psicologia interessante e non manca un minimo di background e leggenda che bene si adattano al tipico cavaliere duro e puro. Il resto della squadra, attorno ai dieci elementi, presenta ognuno tic e nomignoli che ne permettono il riconoscimento al volo e al contempo ne danno una buona immagine, quasi cinematografica.

In Tempio il protagonista soffre della tipica sindrome dell'intellettuale che costretto in situazioni avventurose diventa spietato assassino, MA sottolineo, è un consueto difetto di 90% della produzione di romanzi e film d'azione. Incomprensibilmente invece simili difetti vengono tutti addossati solo a Reilly di fatto ostracizzandolo senza reale ragione. In particolare questo si nota non solo su Wikipedia quanto in buona parte dei siti e blog che ne trattano.
Michael Crichton? Tom Clancy? Frantz Schatzing? Sono tutti romanzieri che centrano appeal e trama sull'azione pura e sfrenata, condita da costosi gingilli tecnologici e tecniche descrizioni di armi. Ho letteralmente divorato ogni libro che trovassi di Crichton, e letto numerosi di Clancy e devo ammetterlo: la caratterizzazione dei personaggi, le sottili psicologie non sono il loro forte, se possibile ancor meno di Reilly. E se in Crichton la genialità delle vicende spesso salva la situazione, Clancy è a dir poco lacunoso, logorroico in situazioni questa volta sì stereotipate, ma con l'imperdonabile velleità di voler anche essere serie e pedanti.
Eppure, ecco ecco Crichton e Clancy innalzati a divinità della scrittura:
"(Tom Clancy) Nonostante già da giovane fosse molto dotato per la scrittura... Tom Clancy è definito dalla critica il "guru del techno-thriller", per la sua capacità nel descrivere avvenimenti di fanta-politica con molti dettagli tecnici.
Nei suoi romanzi, Clancy sovente fa destreggiare i protagonisti con armi e tecnologie militari altamente innovative, dimostrando di conoscerne le caratteristiche e le modalità d'impiego con estrema precisione, ben prima che divengano note al grande pubblico."
E allora? Sono qualità già presenti in tutti i thriller d'azione.
In campo italiano Altieri non ha nulla da invidiare a Clancy, in questo senso.

Si tratta di pregiudizio della critica, o forse molto più velatamente, sottile corruzione della stessa.
Non è un caso che Reilly sia stato un esordiente e il suo primo romanzo l'abbia pubblicato con i suoi soldi, tanto ci credeva. Si è fatto così notare dalle principali case editrici e ha potuto sfornare i suoi romanzi migliori.

Aprendo una parentesi, uno dei TANTI casi (Proust, per citarne uno a caso) in cui uno scrittore ha sfruttato l'editoria a pagamento non perchè fosse un incapace, vanitoso di vedere la propria opera su carta, ma perchè credeva di avere delle potenzialità che il muro dell'editoria non aveva nemeno intravisto. Significativa a questo proposito, nell'intervista in appendice a Tempio, la sua opinione sulle case editrici in Australia, che com'è probabile accolgono certo molti più esordienti rispetto alla situazione italiana.
"Cosa ti ha spinto a pubblicare Contest (il suo primo libro) in proprio?"
" Semplice. L'avevo offerto a tutti i maggiori editori di Sidney e tutti avevano rifiutato! Quello che mi ha portato a intraprendere la strada dell'autopubblicazione è stato il desiderio che fosse notato. Onestamente ero convinto che fosse eccezionale e, soprattutto, ero convinto che gli editori a cui l'avevo offerto non l'avessero giudicato in maniera appropriata (alcuni, ne sono certo, non l'avevano neppure letto).
Dannazione, per cercare di entrare nel giro, mandai Contest a una delle maggiori aziende di Sidney. Hanno perso il manoscritto. Ecco quanto è difficile se si è degli sconosciuti. Perciò andateci piano con gli autori che si autofinanziano, perchè, per quel che mi riguarda, loro almeno hanno il coraggio di scommettere su se stessi per vedere i propri libri stampati".
(...)
Ragionai sul fatto che gli editor si recano nelle librerie per controllare la sistemazione dei loro libri, ecc, quindi se fossi riuscito a infilare Contest sugli scaffali delle migliori librerie, forse qualcuno dell'industria libraria l'avrebbe notato. (Geniale! -.-)"
In Italia non è che la situazione cambi molto, con l'eccezione che le principali case editrici pubblicano ad cazzum, seguendo le mode del momento, senza troppo curarsi della qualità degli esordienti che mandano allo sbaraglio. Va di moda il fantasy? Pubblichiamo un paio di scialbi romanzetti, errori e banale plot tutto compreso. Sono i vampiri il nuovo trend commerciale? Ignoriamo i libri fantasy degli esordienti, indifferente se stavolta erano ben scritti.

Ritornando a Reilly, il wikipediano autore della pagina si diverte nella sua invettiva, accusando l'autore di scrivere avventure a tal punto spericolate da sfiorare l'incredulità.
Non coglie così il principale e fondamentale pregio dello scrittore, proprio l'azione frenetica e senza respiro. Le avventure di Reilly sono improbabili, ma da un punto di vista buono: sono romanzi sulla falsariga di Indiana Jones, dove viene sfruttato lo zero budget del romanziere per dare vita a scene d'azione al rallenty lunghissime e quasi orgiastiche nelle continue esplosioni, fragore di proiettili, lamenti di morte.
La letteratura da sempre ha posto l'attenzione sui vantaggi del romanzo, evidenziando come nulla più della scrittura permetta di analizzare e discernere i pensieri della mente umana, l'introspezione psicologica, l'auto riflessione. Reilly ha prontamente intuito il rovescio della medaglia: lo scrittore non deve preoccuparsi di budget ed effetti speciali, se scrive d'azione, dispone come unico limite della sua creatività:
"I film devono assoggettarsi al budget. Ma in un libro, il limite del budget è quello della tua immaginazione. Mi piace pensare che la mia immaginazione sia immensa".
Concordo in pieno.

 uno dei migliori personaggi di Ice Station:
 il marines femmina Motherfucker,
un colosso di muscoli  dal cuore d'oro
Fonti:
Intervista in appendice a Tempio
Citazioni da Wikipedia


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